ROMA – “Le Province venivano amministrate con il voto diretto dei cittadini, erano loro a decidere nelle urne che interventi fare su scuole e strade, adesso il tutto è lasciato nelle mani di un manipolo di Sindaci, è inconcepibile”. Un intervento accalorato quello fatto da Andrea Pellicini, Deputato di FDI, nell’aula della Camera dei Deputati ieri.
La riforma Del Rio, dal nome del Ministro renziano Graziano Del Rio che la attuò nel 2014, prevedeva sostanzialmente un progressivo smantellamento delle province, con l’obiettivo finale di abolirle. Un proposito che è rimasto – per fortuna aggiungiamo – inattuato, ma che ha proiettato per 10 anni in un limbo questi enti, che hanno continuato ad avere competenze fondamentali per la vita dei cittadini, ma senza risorse e personale per potervi adempiere: Edilizia scolastica, la viabilità e la manutenzione delle strade provinciali, la formazione al lavoro, la pianificazione urbanistica, la regolamentazione delle attività venatorie e di pesca e molto altro.
Una grande stranezza è poi il metodo di elezione degli organi di governo: cancellati gli assessori, Presidente eletto ogni 4 anni, Consiglio eletto ogni due (con la possibilità quindi che Presidente e maggioranza dei consiglieri possano avere due colori politici diversi, ndr) e, dato fondamentale, via la rappresentanza popolare. A votare non sono più infatti i cittadini, ma Sindaci e Consiglieri Comunali, in quello che tecnicamente si chiama “elezione di secondo livello“.
La battaglia di Pellicini verte proprio su questo punto: eliminare la Legge Del Rio e tornare a far votare i cittadini. “Abbiamo votato in Provincia di Varese il 29 di settembre, 800mila cittadini non sapevano che in quella data ci fossero le elezioni, una cosa scandalosa! I cittadini devono tornare protagonisti della vita di questi enti“.