Preoccupano i risultati della prima assegnazione dei contratti ai medici specializzandi da parte dell’Università dell’Insubria, in particolare per le scuole di chirurgia generale ed emergenza urgenza, ritenute essenziali per il futuro della sanità ospedaliera. Solo una borsa su dieci è stata assegnata per chirurgia generale e appena quattro su diciassette per medicina d’emergenza, una situazione che riflette una crisi ormai cronica in queste specializzazioni.
A livello nazionale, la situazione appare critica per le specializzazioni che da anni soffrono di scarsa attrattiva tra i giovani medici. Per la medicina d’emergenza e urgenza, su 1.020 borse disponibili, solo il 30% è stato assegnato, mentre per chirurgia generale, poco più della metà dei 715 contratti sono stati sottoscritti. L’Università dell’Insubria, in particolare, si colloca tra le ultime nella classifica per chirurgia generale, superata solo da Catanzaro, Perugia e Messina, che non hanno assegnato nemmeno una borsa.
Anche in altre aree specialistiche i dati non sono incoraggianti. Le scuole di microbiologia, virologia, patologia clinica e biochimica clinica continuano a registrare una bassa attrattiva, con percentuali di assegnazione che non superano il 20%. La medicina di comunità ha visto la sottoscrizione di solo 25 contratti su 119 disponibili.
Il problema della carenza di medici, in particolare nelle discipline più critiche come la medicina d’emergenza, è stato definito un “disastro annunciato” dalle associazioni di medici specializzandi. La soluzione proposta è una riforma della formazione post-laurea attraverso l’istituzione di learning hospital, dove i medici specializzandi possano avere diritti e doveri simili a quelli dei dirigenti medici, con una retribuzione e responsabilità crescenti. Questo approccio, secondo le associazioni, permetterebbe di superare la figura dei gettonisti, che hanno rappresentato un costo significativo per il sistema sanitario. Inoltre, si suggerisce di evitare di bandire borse di studio per scuole di specializzazione che sistematicamente non riescono ad assegnare i contratti, migliorando così l’efficienza complessiva del sistema.