Il gup di Milano ieri, durante l’udienza preliminare, ha ordinato infatti alla Procura di formulare la citazione diretta a giudizio per quell’accusa.
Una forma di rinvio a giudizio, valida solo per i reati puniti con la pena della reclusione non superiore nel massimo a quattro anni o con la multa, come l’appropriazione indebita, stabilita per velocizzare i tempi della giustizia.
Il procedimento a carico di , dell’ex tesoriere del Carroccio e di tre componenti del comitato di controllo del partito che riguarda invece la presunta truffa sui rimborsi elettorali ai danni dello Stato da circa 40 milioni di euro è
stato trasferito invece a Genova, per competenza territoriale. Secondo il gup, che ha accolto l’eccezione di competenza territoriale sollevata dalla difesa, su questo fronte dovranno decidere i magistrati genovesi, perché su un conto intestato a Belsito e aperto presso una filiale genovese di Banca Aletti venne accreditata l’ultima tranche dei rimborsi elettorali. Al capoluogo ligure verranno trasmesse anche le carte relative all’accusa di appropriazione indebita relativa ai 5,7 milioni di euro di fondi del Carroccio, che l’ex tesoriere avrebbe usato per investimenti a Cipro e in Tanzania. Per queste imputazioni si torna quindi alla fase della richiesta di rinvio a giudizio.
Bossi e i suoi due figli, assieme a Belsito, vanno invece a processo con citazione diretta davanti al Tribunale di Milano in relazione all’accusa di appropriazione indebita di oltre mezzo milione di euro di soldi pubblici, ottenuti con rimborsi elettorali che sarebbero stati usati per pagare le spese personali più varie: le multe per diverse migliaia di euro, la fattura del carrozziere, la laurea in Albania di , lavori di ristrutturazione della villa della famiglia a Gemonio, fino agli indumenti. punterebbe a patteggiare la pena.
A Milano resta anche l’accusa di riciclaggio contestata all’imprenditore e al commercialista , per i quali l’udienza preliminare proseguirà il prossimo 7 novembre.