Nel 2014 è stato introdotto un innovativo sistema di benefici fiscali per indirizzare il mecenatismo di privati e imprese che decidono di sostenere il patrimonio culturale e gli Istituti e luoghi di cultura di appartenenza pubblica effettuando erogazioni liberali in denaro, ottenendo in cambio dallo Stato un considerevole sconto fiscale: in pratica, più donazioni fai, più risparmi sul pagamento delle tasse, con un incremento massiccio del bonus dal precedente 19% per le erogazioni liberali.
In particolare, il tax credit a favore delle somme in denaro donate dai singoli contribuenti e dalle società è pari al 65% dell’importo donato entro il limite del 15% del reddito imponibile per anno di fiscalità nel triennio 2014-2016 (limite del 5 per mille se si tratta di soggetti titolari di reddito d’impresa) , limite temporale eliminato dalla Legge di Stabilità 2016 (n.208/2015) che trasforma l’istituto dell’art bonus in un provvedimento di natura permanente e strutturale.
Tale beneficio viene esteso dal 19 ottobre 2016 anche a coloro che effettueranno erogazioni liberali a favore del Ministero dei Beni delle Attività Culturali del Turismo per interventi sui beni culturali (anche di interesse religioso e appartenenti alla Chiesa Cattolica) presenti nelle zone interessate dal terremoto e per donazioni in denaro finalizzate agli interventi di restauro nelle aree colpite erogate direttamente agli Istituti Statali che effettuano l’intervento ovvero Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (ISCR), Opificio delle Pietre Dure (OPD), Istituto Centrale per la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario.
L’obiettivo che ha ispirato il Legislatore, ampiamente dichiarato dal ministro Franceschini era ed è quello di responsabilizzare i cittadini e avviare un processo virtuoso di partnership pubblico-privata dando la possibilità a tutti, indipendentemente dalla capacità di donazione, di contribuire fattivamente alla salvaguardia e valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale del nostro Paese: monumenti, edifici storici, opere d’arte, biblioteche, aree archeologiche anche minori e perciò stesso scarsamente attraenti per i grandi brand che nel proprio interesse prediligono contratti di sponsorizzazione con lo Stato relativamente a Beni Culturali che offrano l’indubbio pregio di consentire un ritorno dell’investimento in termini di immagine e visibilità traducibile financo in un vantaggio commerciale.
Una buona legge, un provvedimento di politica culturale con una prospettiva bene individuata e che segna un cambio di passo rispetto al passato.
Se è vero che l’Art Bonus cerca di compensare la riduzione del finanziamento pubblico al settore della cultura, non va meramente inteso come la resa dello Stato che non è in grado di far fronte alla tutela del proprio patrimonio storico-artistico.
Al contrario, attraverso la fiscalità premiale la vera rivoluzione dell’art bonus sta nella possibilità per tutti i contribuenti di donare somme di denaro a favore del proprio Comune, sostenendo in prima persona attivamente la tutela e la valorizzazione della Biblioteca, degli edifici storici e delle collezioni che appartengono alla terra e alla comunità dove ciascuno vive o è cresciuto, potendo verificare con mano i risultati del contributo che saranno tracciabili sul sito del Ministero dei Beni Culturali.
Ma soprattutto, ben visibili quotidianamente passando dagli edifici restaurati quando si accompagnano i figli a scuola, si raggiunge il posto di lavoro, si va in Biblioteca.
Dunque lo Stato non rinuncia alle tasse e non si arrende ai tagli di bilancio, che pur ci sono e sono pesanti.
Art bonus rappresenta una forma supplementare di finanziamento “amministrato” orientando in maniera certa una parte del gettito fiscale a favore della cultura.
In realtà chi dona le tasse le ha già pagate investendo in cultura anche nel Comune di appartenenza contribuendo attivamente a creare comunità, cittadinanza.
Se è vero, allora, nonostante alcune criticità sulle quali possiamo stare a discutere, ad esempio una serie di adempimenti un po’ complessi per chi riceve donazioni, che art bonus va considerato comunque un buon passo avanti per affrancare la cultura dal mero concetto di conservazione e tutela a favore della valorizzazione e promozione dei contenuti, riportando al centro della politica interna del nostro paese la cultura come questione imprescindibile, perché non funziona come dovrebbe? O meglio perché funziona in maniera sbilanciata?
Secondo i dati comunicati dal ministro Franceschini, nei primi mesi del 2016 gli Enti registrati nel portale dedicato all’art bonus erano 450, di questi solo 250 Comuni, per una raccolta complessiva di 62 milioni di euro e oltre 2500 mecenati che hanno consentito la realizzazione o la messa in cantiere di circa 900 interventi. In Lombardia la parte del leone con 22 milioni di euro la fa il Teatro alla Scala.
E per quanto riguarda la Provincia di Varese?
Il 14 dicembre 2014 al Chiostro di Voltorre grazie alla Associazione Amici del Chiostro si è svolta la prima tavola rotonda in Provincia di Varese per discutere di art bonus e divulgare la novità dello strumento fiscale a favore della cultura che da poco era stato introdotto con D.L. 83/2014. Da allora poco o nulla è stato fatto nella nostra provincia per cogliere l’opportunità di Art Bonus.
Ad oggi, e siamo allo scadere del 2016, si contano sulle dita di una mano gli Enti della Provincia di Varese che si sono registrati nel portale dedicato: il Comune di Varese, che ha proposto l’intervento di restauro sul dipinto “ritratto di Giuseppe Baratelli”, di Guido Bertini (1913) per un importo complessivo di 2.074 euro.
Il Comune di Gallarate con ben tre interventi per oltre 400.000 euro a favore del MA.GA.
Il Comune di Vedano Olona con un intervento di 4.500 euro sulla Biblioteca.
Le Fondazioni Bancarie e altre forme di finanziamento pubblico restano il partner privilegiato per gli Enti. Nella nostra provincia di siti prioritari e strategici da sottoporre al meccanismo dell’art bonus ce ne sono molti: la spinosissima questione dell’ex Caserma Garibaldi, l’Isolino Virginia, i siti archeologici, i Musei Civici, le biblioteche.
Il ricco e oneroso Patrimonio Storico che appartiene alla quasi ex-Provincia.
Un altro aspetto interessante e tuttavia sottovalutato è che possono beneficiare di erogazioni liberali anche i concessionari o affidatari dei beni pubblici oggetto di restauro,manutenzione, protezione, vale a dire anche le Associazioni Culturali che firmano protocolli di intesa per la gestione di ville e monumenti storici di proprietà comunale che in accordo con l’Ente proprietario diventano anche i soggetti attuatori degli interventi finanziabili.