Se lo 0-4 di sabato a Vercelli ha tolto il sonno a qualcuno, l’almanacco biancorosso offre qualche motivo per tornare a dormirci su. Il soccorso dei corsi e ricorsi storici è bell’e pronto e la stagione scelta è una di quelle che i tifosi del Varese ricordano con affetto: 1980-81, serie B, in panchina, il ritorno in cadetteria dopo un anno di C. È il Varese di , quello successivo alla gloriosa epopea . È la stagione, quella ’80-’81, che prelude alla successiva e quasi gloriosa annata che vide la truppa biancorossa sfiorare la serie A.
Ma nell’autunno del 1980, nessuno sapeva che cosa avrebbe preparato il destino da lì in poi. Il casino organizzato di Fascetti era ancora in nuce e la gente di Masnago era solo stufa di vedere pochissimo arrosto. I numeri di tutto quel girone d’andata, vissuti allora e riletti oggi, sono da brivido.
All’esordio, 4-1 in casa del Foggia (non del Real); poi pareggio casalingo 0-0 con sua signoria Milan (bene); quindi, 1-1 a Lecce (che sarebbe finito undicesimo): a seguire, primo sorriso, con l’1-0 rifilato all’Atalanta (che, a onor del vero, a giugno sarebbe poi retrocessa); la risata dura pochissimo, perché i ragazzi di Fascetti ne perdono poi due di fila: la prima, onorevole, in casa della Lazio (2-1); la seconda, assai meno giustificata, a Taranto (3-2), contro una squadra che sarebbe poi finita in C. Riassumendo, questo ruolino fa quattro punti in sei partite; riportando ai valori attuali, cioè con quel che vale la vittoria oggi, farebbe cinque punti in sei partite. Pochissimo, da retrocessione.
Ed è solo l’inizio. Tutto il girone d’andata è davvero preoccupante: alla diciannovesima, dopo il ko a Pisa (1-0) che sancisce lo scollinamento di metà stagione, il Varese ha quattordici punti in classifica, figli di quattro vittorie (tutte maturate a Masnago), sei pareggi e ben nove sconfitte. Coi tre punti a vittoria, sarebbero diciotto punti complessivi, con una media di meno di un punto a partita che, rispalmata sulle 42 gare che si giocano in B, significherebbe raggiungere a stento quota 40. Per intenderci: l’anno scorso il Padova è retrocesso direttamente – cioè senza la chance playout – mettendo insieme 41 punti.
Sono i venti punti del girone di ritorno a fare la differenza e, comunque, il Varese di Fascetti si salva all’ultima giornata grazie al 4-0 rifilato al Pisa (che non ha più alcuna ambizione di classifica) al Franco Ossola. Peraltro, non una seconda metà di campionato memorabile. Le prime due del ritorno portarono in dote solo lo 0-0 casalingo col Foggia (a seguire, ko 1-0 in casa del Milan). Fu dalla 22esima in poi che la truppa di Fascetti spiccò il volo. Soprattutto a Masnago, perché lontano dal Franco Ossola il primo successo sarebbe arrivato solo il 10 maggio 1981, alla 32esima, in casa della Spal: un 4-1 con tripletta di che fece capire che il Varese avrebbe potuto farcela. Ma che fatica.
Rileggendo le formazioni, naturale essere assaliti da un piccolo senso di vertigine: , , , , , , , , , . Ma in quell’autunno del 1980, col Varese in braghe di tela in fondo alla classifica, a chi scaldavano il cuore questi nomi?
Poi c’è stata la stagione ’81-’82, mitica, che ha trasformato quella squadra in un manipolo di eroi. Nell’autunno del 1980, ripetiamo, tutto era una scommessa: un allenatore, Fascetti, promosso un anno e mezzo prima della Primavera; un gruppo giovane e per lo più fatto in casa. Ma non è il Varese di quest’anno? Il 21 giugno 1981, a salvezza acquisita, la gente di Masnago fa invasione di campo e porta in trionfo Eugenio Fascetti, messo in croce fino a poco prima. No, dai, la storia non si ripete. Forse.
© riproduzione riservata