Il Presidente provinciale di Federcaccia, l’architetto Giuseppe Speroni, replica agli animalisti rispedendo al mittente l’accusa di essere “assetati di sangue”: «Non si tratta assolutamente di un’attività di caccia, ma di controllo della selvaggina, che dura tutto l’anno. Ciò che gli animalisti omettono di dire è che il numero dei cinghiali è diventato spropositato e manca il controllo naturale, cioè gli antagonisti dei cinghiali: sul territorio non ci sono lupi e nemmeno linci e i metodi contraccettivi sbandierati da alcuni non sono facilmente attuabili, oltre ad essere molto costosi».
Speroni sottolinea, inoltre, come la presenza così massiccia di cinghiali costituisca un pericolo per tutti: «I cinghiali si riproducono ad una velocità incredibile e causano spesso incidenti, oltre ad aggredire le persone e gli altri animali. C’è poi da considerare il problema della consanguineità dei cinghiali, che porta all’insorgenza di malattie infettive che creano problemi all’ecosistema. Il numero dei cinghiali va contenuto, non ci sono dubbi in merito: i due anni di covid, con il controllo che si è inevitabilmente fermato per molti mesi, ha portato all’esplosione del problema e non capirlo è da incoscienti».
E per quanto riguarda l’accusa, rivolta ai cacciatori, di aver portato volutamente i cinghiali sulle Prealpi? «E’ una storia avventurosa che circola da tempo. Non escludo che possa anche essere successo, ma parliamo di decenni fa e nessuno ne ha le prove. Ciò che è innegabile è che gli animali migrino e si stanzino dove trovano cibo: qui ci sono ghiande e castagne, un habitat perfetto. Cosa dovrebbero dire, allora, in Toscana, dove i cinghiali ci sono da sempre? Anche a quelle latitudini il numero deve rimanere controllato».
Sulle frasi shock comparse sugli striscioni, il presidente di Federcaccia non si scompone: «Chi effettua operativamente il controllo è personale altamente specializzato e qualificato, oltre che del tutto volontario, che non trae nessun vantaggio dall’abbattimento (non percepisce salario né tiene per sé l’animale abbattuto, ndr) e dà un servizio importantissimo alla comunità, per il quale andrebbe solo ringraziato. Questi interventi sono peraltro mirati e concentrati esclusivamente sui cinghiali: non si toccano assolutamente altre specie. D’altronde il problema è che non ci sono attualmente alternative valide all’abbattimento: trovino gli animalisti una soluzione diversa, se riescono. Altrimenti possiamo sempre incrociare le braccia e aspettare che la peste suina uccida tutti i cinghiali…».