Il nostro amico Fernando ci ha fatto una testa così, martellando giù tutto il giorno, fin quasi a convincerci. Lui l’altra sera, eran già le dieci passate, mentre tornava a casa si è imbattuto in due bambini che giocavano a pallacanestro per strada, Entrambi con la maglia di Varese addosso, avranno avuto dieci anni al massimo. Uno dei due, mentre dribblava l’altro con pallone, gridava divertito: «Guarda come palleggio, guardami, sono come Pozzecco». Pazzesco, secondo Fernando: secondo lui, da queste parti, il Poz è diventato un po’ come Maradona per i napoletani. Qualcosa di talmente grande, che lo conoscono e lo amano anche quelli che non hanno avuto la fortuna di vederlo giocare e vincere.
A dire il vero, inizialmente la sua storia non ci aveva impressionato: insomma, è normale che a Varese accadano queste cose qui. Poi però ci abbiamo pensato e ripensato: e ci è venuto in testa un pensiero stupendo. Guardiamoci attorno e fermiamo il tempo: perché quello che stiamo vivendo in questi giorni ce lo ricorderemo per sempre. E lo racconteremo, e lo rimpiangeremo, e lo rivivremo. Pozzecco come Maradona non è un’esagerazione, e non è nemmeno un’immagine
tirata per i capelli. L’eroe dello scudetto più bello è ritornato per raccontare ancora storie, far saltare sui seggiolini, far innamorare le ragazzine (di lui) e tutti gli altri (della sua pallacanestro). Un nostro mito da coccolare e da incontrare nei sogni di ogni tifoso, perché c’è poco da fare: se un giorno dovesse capitare quello che non si può dire, il Poz se ne andrebbe dritto filato nel gotha dei grandi del nostro basket. A braccetto con Morse, Nikolic e Raga.
Come dite? Massì: lasciateci giocare un po’ con la fantasia. Del resto è esattamente quello che Pozzecco chiede alla sua squadra, quindi perché mai non dovremmo farlo anche noi?
Non abbiamo nessuna intenzione di buttare acqua sul fuoco dell’entusiasmo che brucia forte, fatto di palazzetto pieno e prevendite volanti. Non abbiamo nessuna intenzione di tirare fuori la litania del pompiere: Reggio Emilia è più forte e costa il doppio di noi, piedi per terra, facciamo i bravi. Non abbiamo nessuna intenzione di non credere possibile il finale più bello per questa storia, finale che ci meriteremmo tutti quanti. Non abbiamo nessuna intenzione di andare da quel bambino e rubargli il pallone: «Oh, ma non lo sai che Pozzecco non gioca più da un pezzo?».