Palermo, 29 giu. (Apcom) – Prima l’annunciato piano di
riconversione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese e poi le
parole pronunciate a Venezia venerdì dall’amministratore delegato
del Lingotto, Sergio Marchionne, secondo cui la fabbrica
siciliana “non ha ragione di esistere”, accentuano la già
palpabile preoccupazione delle tute blu siciliane che oggi,
all’alba, hanno proclamato lo sciopero. Uno sciopero che ha tutto
il sapore del primo di una lunga serie di quella che si
preannuncia una nuova,
lunga, stagione di lotta per gli operai
della Fiat e dell’indotto di Termini Imerese. E così, per
informare l’opinione pubblica di quanto potrebbe loro capitare da
qui al 2012, per la prima volta gli operai anziché bloccare
semplicemente il traffico dell’autostrada Palermo-Catania che
scorre davanti al loro stabilimento e la vicina stazione
ferroviaria di Fiumetorto, hanno messo in atto un volantinaggio,
diffondendo agli automobilisti un documento con le frasi
pronunciate da Marchionne e la `replica’ del consiglio di
fabbrica che indica come responsabili della situazione la stessa
Fiat e la politica. La protesta, per ora alquanto `soft’, è
durata in tutto due ore di blocco-informativo al mattino,
replicate nel pomeriggio dagli operai del secondo turno.
La frase di Marchionne, `giustificata’ dall’assenza nella zona
intorno alla stabilimento di Termini Imerese di infrastrutture e
di indotto, è “del tutto inopportuna” per il segretario generale
della Cgil, Guglielmo Epifani secondo cui “non ha senso dire
oggi che Termini non potrà più fare automobili da qui a due anni.
Noi oggi abbiamo un calo di domanda, e quindi è tutto il settore
automobilistico, come gli altri settori dei beni durevoli, che
non ha sbocco. Quindi è inutile dire quello che sarà dopo. Adesso
– dice Epifani – vediamo, teniamo le persone, non pregiudichiamo
nessun futuro, anche perchè non è sostituibile in una zona come
quella di Termini Imerese un’ industria come quella dell’auto che
ha tanta occupazione diretta e indiretta. Non puoi gettare nello
sconforto migliaia di lavoratori”.
Che l’aria che tira a Termini Imerese sia molto simile a quella
del 2002, quando per ben 3 mesi venne impedito da parte degli
scioperanti, l’ingresso in fabbrica a chiunque, lo si capisce
anche dalle parole della segretaria regionale della Cgil,
Mariella Maggio che avverte: “Fino a quando non arriveranno
risposte positive e concrete dalla Fiat le iniziative di lotta a
Termini Imerese continueranno”. Per la Maggio “l’atteggiamento di
Marchionne è contraddittorio e inaccettabile. Contraddittorio –
specifica – rispetto a posizioni del recente passato,
inaccettabile per le conseguenze di quello che propone”.
Contro l’idea di una riconversione che rischia di mettere in
ginocchio un’intera area della Sicilia anche il sindaco di
Termini Imerese, Salvatore Burrafato, che invita i primi
cittadini dei comuni limitrofi a `comune battaglia’ e sottolinea
l’incomprensibilità della proposta di Marchionne, “ora che ci
sono i finanziamenti pubblici richiesti dall’azienda”. E adesso
che, oltretutto, anche la Regione Siciliana, per bocca del suo
presidente, Raffaele Lombardo, considerando inaccettabile l’idea
di una riconversione dello stabilimento, sembra intenzionata a
intervenire con molti quattrini per realizzare infrastrutture
nella zona.
“Marchionne non può sbatterci la porta in faccia, soprattutto ora
che anche la Regione Siciliana vuole recuperare credibilità e
trovare gli strumenti per salvare Termini Imerese: noi non ci
rassegniamo” afferma Giovanna Marano, segretaria regionale
siciliana della Fiom-Cgil che parla di “tre Marchionne”
analizzando le dichiarazioni dell’ad della Fiat negli ultimi 20
mesi a proposito di Termini Imerese. Marano sottolinea poi che
una delle ipotesi di riconversione dello stabilimento di cui si
parla, quella cioè di trasformare la fabbrica siciliana in un
centro di rottamazione auto, “non è una ipotesi di serie `b’ o
`c’, è una ipotesi di serie `z’ dal punto di vista industriale”.
Per Franco Piro, responsabile del dipartimento Politiche
Economiche del Pd Siciliano, le dichiarazioni di Marchionne hanno
“il sapore di una provocazione” e dopo aver evidenziato che “la
Fiat dovrebbe ricordare che gli impianti di Termini Imerese sono
stati finanziati nel tempo da abbondanti contributi pubblici”
invita il governo nazionale e la Regione ad “uscire dalla fase
delle dichiarazioni generiche e formulare piuttosto proposte
concrete e realizzabili, anche dal punto di vista finanziario e
sulla base di queste portare la Fiat ad un tavolo serio di
trattativa”. Un tavolo di trattativa già chiesto dal presidente
Lombardo e dall’assessore regionale all’industria, Marco Venturi.
Cas
291711 giu 09
Cep
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