Finisce a processo l’antiquario di Berlusconi

La scultura in legno “Madonna con bambino” e quella in marmo bianco denominata “Pietà”, intercettate in dogana tra il 2004 e il 2005, erano accompagnate da fatture emesse da una società cancellata anni prima. Per questo motivo in tribunale, a Como, è comparso giovedì per rispondere dell’accusa di falso Cesare Lampronti, 69enne antiquario di Roma molto noto negli ambienti che contano, visto che alle sue nozze celebrate ad Arezzo nel 2003 tra i testimoni c’era nientemeno che il presidente del consiglio,

Silvio Berlusconi. L’antiquario del premier è uno dei diciassette imputati comparsi a giudizio nell’ambito di un vasto giro di opere d’arte di contrabbando, passate dalla dogana di Como con fatture falsificate per consentire l’abbattimento dell’Iva e per rendere così più vantaggioso il loro trasferimento in Italia. Sotto sequestro finirono quadri, dipinti e tappeti provenienti anche da alcune gallerie d’arte newyorkesi.
L’intera indagine ruota attorno a Felice Pirro, titolare di una società di trasporti internazionali con sede a Como (la «Shipping team») e Franco Maniscalco, proprietario di una ditta specializzata nel trasporto di oggetti d’arte con sede nella lussuosa Park Avenue, a New York. I due principali imputati, peraltro, non sono a processo avendo patteggiato mesi fa davanti al gup pene – rispettivamente – di due anni e mezzo e di due anni di reclusione. Gli imputati che sono invece comparsi davanti al giudice Carlo Cecchetti, per rispondere a vario titolo dell’accusa di falso e contrabbando, sono: Valter Cassandro di Montebelluna, Luca Eleuteri di Milano, Francesco Franceschini di Lodi, Francesca Repetto di Milano, Stefano Sciarretta di Roma, Vezio Tomasinelli di Torino, Antonio Dalle Nogare di Bolzano, Maurizio Scapinelli di Genova, Scilla Bolsi di Parma, Graziano Gallo di Casalserugo, Augusto Brun di Pavia, Roberto Grasselli di Bianzè, Maria Paola Massarelli di Bergamo, Luigi Ciaroni di Milano, Roberto Parvizyar Khosrov di Milano, Prospero Rondinella di Milano. Nomi di antiquari, galleristi e mercanti d’arte di mezza Italia, sospettate di aver fatto parte di un giro “sottocosto” di opere d’arte da New York e la Svizzera: una quarantina di dipinti, poco meno di 300 articoli di oreficeria, una sessantina di tappeti preziosi, una scultura e alcuni oggetti di antichità.

m.schiani

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