Sarà perché i sessant’anni e più non li dimostra. Sarà per il sorriso da ragazzina, per il modo in cui balla sul palco e per quello che dice e canta. Sarà per tante cose, vero, ma Fiorella Mannoia è nel cuore del pubblico varesino così come il sole sta nel cielo. “Cielo d’Irlanda”, inutile dirlo. La canzone di Massimo Bubola che, al pari delle altre, ha saputo dare valore alla sua verve di interprete, con voce da contralto.
Fiorella la rossa – per i colori dei capelli e per altro – è qualcosa che non puoi descrivere. A Varese ci ritorna, martedì 9 alle ore 21 al Teatro di Piazza Repubblica (biglietti esauriti: lo si poteva immaginare), con quella faccia da birba che devi tradurre. “Combattente” è il titolo del suo ultimo cd che, seguendo una sfilza quasi imbarazzante di successi, si è portato a casa la certificazione Platino. L’ultima medaglia da appuntarsi sulla giubba. Quella che Fiorella veste sulla cover di “Combattente”: cinque volte a Sanremo (l’ultima, quest’anno, con il brano “Che sia benedetta”), due volte il Premio della Critica, sei Targhe Tenco. E una special edition in vinile di “Che sia benedetta” con i quattro, storici successi al Festival: “Caffè nero bollente” del 1981, “Come si cambia” del 1984, “Quello che le donne non dicono” del 1987 e “Le notti di maggio” del 1988. A parte questo – le celebrazioni festivaliere non fanno per lei, anche se alla fine con la Città dei fiori ci va a braccetto – Fiorella si apprezza soprattutto per la sua lunga, stimata collaborazione con i grandi cantautori italiani. Ivano Fossati, sopra tutti, perché quando scrive sembra lo faccia solo per lei. Metrica blues “ligure”, accentazione scavata, musica piena come un loto in fiore. E Fiorella che quando si intona su quelle parole non solo canta, ma si perde. A Varese l’abbiamo vista tante volte così: più che poesia c’era abbandono. Più che una band c’era una famiglia. L’uno si rivede nell’altro, un po’ come accade a questa cantante romana, con un passato giovanile da stuntgirl, nel rapporto con Noemi: hanno duettato insieme, dal vivo e su disco, e si somigliano. «Tutti combattiamo. Per un’idea, un amore, un traguardo…in generale per il diritto di essere felici». Per il diritto di essere donna. Perché la Mannoia – che non rinuncia alla filantropia e alla politica – con lo spirito da combattente ci è nata e ci è cresciuta. Al di là della retorica di sinistra, per lei lottare è un modo di vivere. Sarà anche per questo che nel 2016 ha partecipato al film “7 Minuti” di Michele Placido. Un racconto tratto da una storia vera nella quale Fiorella interpreta la veterana della fabbrica tessile italiana ceduta ad una multinazionale francese. Le undici donne, sue colleghe, dovranno decidere del loro futuro e di altre trecento lavoratrici. Ecco la “Combattente” che non si è mai rifatta il trucco: fedele alla sua musica che è, poi, fedele alla realtà. Un tentativo, quasi sempre riuscito, di tradurre la cronaca in canzone: i fattacci di nera o gli eventi di rosa. Ma l’amore, quello sì che c’è sempre: Carlo Di Francesco (professore di “Amici” ma anche suo produttore e arrangiatore) ha trentasei anni, Fiorella sessantadue. Stanno insieme da dieci. Le coppie mature – meglio se lontano dai riflettori – fanno sempre riflettere: come le canzoni della Mannoia.