LAVENA PONTE TRESA Venti di polemica lungo il confine. Quello che si è alzato contro l’arrivo del “fisco-velox” alla dogana di Lavena Ponte Tresa è infatti un autentico polverone. Attivo prima di Natale l’apparecchio, utilizzato nel passato recente alle dogane di Chiasso e al valico autostradale di Brogeda proprio per controllare il passaggio degli autoveicoli al confine, ha innescato nelle scorse ore una serie di polemiche oltreconfine. È dal Ticino, infatti, che si levano gli scudi contro i video-controlli fiscali. Così c’è chi prende posizione a livello politico e sindacale. Dal deputato della Lega dei Ticinesi Lorenzo Quadri che ha inoltrato al Governo un’interrogazione, fino ai vertici del sindacato Ocst che chiedono alle autorità di intervenire, passando per il Partito popolare democratico ticinese, che ha presentato a sua volta un’interrogazione al Consiglio di Stato.
Questo mentre il sistema continua ad essere operativo. A caccia di evasori fiscali, movimenti sospetti lungo la fascia di confine e furbetti della dichiarazione dei redditi. Finalità che non sono state digerite per niente dal mondo politico ticinese. «La presenza di questi apparecchi, oltre a costituire il solito attacco alla piazza finanziaria ticinese, – sottolinea il deputato leghista Lorenzo Quadri – è un evidente deterrente al turista italiano che varca il confine per fare acquisti in Ticino».
«Si tratta di una misura lesiva del rispetto della sfera privata – gli fa eco il sindacato Ocst – avendo anche un impatto politico ed economico negativo per il Ticino. Ma non solo. Rappresentano anche un atto irrispettoso verso la Svizzera. Per questo le autorità cantonali e federali devono farsi interpreti, nei confronti delle istituzioni regionali e del governo italiano, del disagio rilevabile tra la popolazione locale ed anche tra quella frontaliera».
La polemica che corre lungo tutto l’arco dei partiti d’oltreconfine viene rilanciata anche dai Popolari democratici. «Se è da un lato legittima e insindacabile la volontà del governo italiano di combattere l’evasione fiscale, i mezzi utilizzati – si legge nell’interrogazione – vanno comunque sottoposti a criteri di proporzionalità e di adeguatezza. Questa condizione è visibilmente infranta dall’impiego indiscriminato e a carattere essenzialmente intimidatorio delle telecamere». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Partito Liberal-radicale. «Ci siamo ripetutamente espressi rispetto a queste misure lesive della privacy del Governo italiano. E le abbiamo condannate prima di Natale. Berna – spiegano dal Plr deve far sapere al Governo italiano come la pensa su queste misure intimidatorie che danneggiano pure il nostro turismo». Posizioni in sintonia, al di là delle divisioni politiche, con un accorato appello comune: «Attivarsi direttamente nei confronti delle autorità regionali italiane confinanti».
b.melazzini
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