Fmi/ segnale da Washington: ripresa accelera ma attaccare debito


Washington, 25 apr. (Apcom)
– Con un occhio nervoso alla crisi greca i 186 Paesi membri del Fondo Monetario Internazionale hanno mandato un segnale forte per affrontare i rischi che la forte crescita del debito pubblico a livello mondiale pone a una ripresa economica che sta iniziando a rafforzarsi. Nel suo comunicato finale, il Comitato monetario e finanziario, l’organo più rappresentativo dell’istituzione di Washington, ha rilevato i segnali di un rafforzamento della ripresa a livello internazionale mettendo in evidenza anche le numerose sfide che devono essere vinte. A partire dal forte impegno ad affrontare i rischi connessi agli alti deficit pubblici conseguenza dei piani di rilancio delle economie durante l’ultima recessione.

“I segni di un rafforzamento della ripresa economica – si legge nel documento – sono incoraggianti ma restano molte sfide che devono essere affrontate in modo cooperativo”. Secondo il presidente dell’Imfc, il ministro delle finanze egiziano Youssef Boutros-Ghali “il peggio sembra essere alle nostre sapalle ma non ne siamo ancora usciti completamente fuori”.

Tra le sfide c’è certamente anche quella ad avere “finanze pubbliche sostenibili” e a “ad affrontare i rischi sui debiti sovrani”.La crescita del debito pubblico, fenomeno che tocca soprattutto i Paesi sviluppati, viene dunque individuata dal Fondo come uno dei principali rischi per la crescita economica e alla stabilità del sistema finanziario mondiale”. Il rischio sembra essersi materializzato – anche se il comunicato non ne fa alcuna menzione diretta – nel debito pubblico della Grecia, che da mesi registra un aumento dei tassi sulle nuove emissioni”.

Sulla tassazione del settore finanziario, evocata dal Fondo come una soluzione possibile ma non unioca per dissuadere dall’assunzione di rischi eccessivi, i 186 Paesi membri del Fmi hanno adottato la stessa posizione del G20: chiedere al Fondo di svolgere il suo compito in assenza di consenso. Pochi progressi sono statio registrati, infine, sulla ripartizione dei poteri in seno al Fmi. E per un’altra volta è scaturito un appello a far ratificare da parte di un numero sufficiente di parlamenti nazionali un accordo del 2008 che dovrebbe trasferire diritti di voto a Paesi storicamente sottorappresentati nel Fondo.

La giornata di ieri è stata anche segnata dalla girandola d’incontri del ministro delle finanze greco, George Papaconstantinou, che a Washington ha incontrato il commissario Ue agli affari economici Olli Rehn, il direttore del Fmi Dominique Strauss Kahn e il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner. Quest’ultimo ha sollecitato la Ue, il Fondo e Atene a “muoversi rapidamente per mettere in atto un pacchetto di forti riforme e di un concreto e sostanziale sostegno finanziario”.

A disposizione di Atene dovrebbero esserci in totale 45 miliardi di euro, di cui 30 messi sul piatto dai partner dell’eurozona: la quota dell’Italia, decisa dall’eurogruppo l’11 aprile scorso, sarà di 5,4 miliardi di euro, 90 euro per abitante. La fetta più grossa verrà invece da Berlino che offre 8,4 miliardi euro, 103 euro per ogni tedesco. L’ammontare dell’aiuto che verrà concretamente fornito non è stata ancora deciso e la cifra potrebbe emergere dai negoziati con il Fondo monetario internazionale.

Bol

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