Fmi/ Volatilità prezzi materie prime sfida per politica monetaria

New York, 14 set. (TMNews) – La significativa volatilità dei prezzi delle materie prime e la prospettiva che rimangano alti per un periodo prolungato “sono un problema significativo per chi prende decisioni di politica monetaria”. Come si legge nei capitoli analitici del World Economic Outlook, pubblicati oggi in vista della riunione del Fondo Monetario Internazionale a Washington, l’andamento dei prezzi delle materie prime a livello internazionale si trasferisce su quelli locali.

“L’impatto tende ad essere maggiore sulle economie emergenti e in via di sviluppo che su quelle avanzate”: uno shock dei prezzi dell’1% dal globale al locale incide per lo 0,18% nelle economie avanzate e lo 0,34% in quelle emergenti o in via di sviluppo (percentuali più alte per i prezzi petroliferi, sugli Stati Uniti sarebbe dello 0,65%, sull’Italia dello 0,35%, sulla Germania dello 0,30%).

Secondo il Fmi un motivo di preoccupazione è che i recenti aumenti dei prezzi “siano persistenti e influiscano sulla domanda e l’inflazione”.

Gli effetti più significativi si dovrebbero avere nelle economie emergenti, mentre Paesi “con banche centrali credibili posso permettersi di guardare oltre un rialzo dell’inflazione ‘core’ causato dai prezzi delle materie prime”. Gestire l’inflazione “core” (quella depurata dalle componenti più volatili, ovvero energia e generi alimentari) “aiuta a rafforzare la credibilità e quindi a raggiungere risultati economici più alti”.

Nel rispondere agli shock sui prezzi delle materie prime, “il metro di misura usato per definire gli obiettivi delle banche centrali è rilevante proprio perché influisce sulla credibilità dell’istituto stesso”, soprattutto alla luce del fatto che, in un contesto di volatilità dei prezzi, è più difficile raggiungere obiettivi sull’inflazione generale che sul dato “core”. Il messaggio del Fmi è dunque “target what you can hit”, mira a quello che puoi colpire: dal momento che gli shock dei prezzi sono difficili da prevedere, le banche centrali che vogliono dimostrarsi credibili devono “comunicare i propri obiettivi in termini di inflazione ‘core'”.

A24-Ars

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