Gli abbiamo appiccicato addosso un soprannome, e ora non glielo leva più nessuno: Attilio Fontana, ormai, è il sindaco tifoso. Normale, visto che il primo cittadino di Varese è una presenza fissa nel parterre del PalaWhirlpool (appassionatissimo di basket fin da ragazzino) e sulle tribune del Franco Ossola.
Sarà che pure lui sa perfettamente che questa città, piaccia o no, è legata a filo doppio con lo sport: gloria passata, orgoglio presente, speranze future. E allora ci pare quasi naturale aprire con lui questo 2014, dando voce ai suoi pensieri sulle due squadre che tengono alto il nome di Varese.
Indimenticabile. Perché la squadra di Vitucci è arrivata a un polpaccio di Dunston da uno scudetto che, senza il suo incidente, avrebbe vinto a mani basse. E le ultime settimane dell’anno ci hanno detto che la Cimberio di Frates si sta riprendendo bene.
Quindi applausi, per quanto visto in campo, ma soprattutto per l’ennesimo miracolo societario. Lo scorso anno la Pallacanestro Varese ha chiuso il bilancio in pareggio, per la terza volta di fila: un record assoluto di cui andare fieri.
Lo so, specie dopo la stagione passata. Però io mi sveglio la mattina e penso: siamo in serie A, abbiamo una società sana. È il massimo della vita.
Se avessimo preso Mensah-Bonsu al posto di Ivanov, forse avremmo vinto anche con l’infortunio di Dunston. Sta giocando alla grande in Turchia, e in Eurolega con Siena ha preso 16 rimbalzi.
Una cosa molto semplice: continuate a farci divertire. E, soprattutto, lasciateci liberi da angosce: io credo che i tifosi abbiano il diritto di godersi il campionato senza timori sul futuro della società.
No, ma ne sono felicissimo.
Ma vi pare che io possa mettermi a dare dei consigli a Cecco Vescovi? Posso limitarmi a chiedergli di restare: decida lui se fare il presidente, l’allenatore o il dirigente. Ma continui ad occuparsi a tempo pieno della squadra e della società.
Che la squadra di quest’anno è più forte rispetto a quella passata.
Pavoletti, secondo me, è molto più forte rispetto a Ebagua: più continuo, più realizzatore, più attaccante. L’ossatura è grosso modo la stessa, quindi è presto detto: siamo meglio. Se poi in mezzo al campo arrivasse un giocatore capace di ragionare e far girare la squadra, ecco che sarebbe la ciliegina sulla torta.
Di continuare a fare i miracoli che ha fatto negli ultimi sei campionati. Perché qui si inizia a dare per scontata la serie B, ma bisogna tenere a mente che questa categoria è complicata. E poi, rivolgo lo stesso appello che ho rivolto al basket.
Fateci divertire, regalateci altri pomeriggi allo stadio e continuate a darci dei motivi validi per tifare Varese. E, anche voi, lasciateci tranquilli: vorrei non sentire mai le voci di una società che traballa.
Mi piace: è giovane, è appassionato, è entusiasta. Gli auguro di continuare su questa strada anche se si è imbarcato in un’avventura non semplice. Gli auguro di non perdere mai l’entusiasmo con cui si è tuffato in questa impresa. E gli auguro anche di non farsi prendere troppo la mano, perché a volte l’entusiasmo diventa un’arma a doppio taglio. E di non farsi angosciare nei momenti in cui le cose non girano a dovere: perché è una persona capace e seria.
© riproduzione riservata