Fotografo varesino in Emilia «Colori aspirati dal dolore»

VARESE «Sono stato a Ferrara, una delle città più belle d’Italia. Qui il terremoto non ha causato molti danni, ad eccezione della torre del castello».
Questo il racconto di Jacopo Daeli, 23 anni di Daverio, che ha deciso di vedere con i propri occhi gli effetti del terremoto in Emilia Romagna. «Poi sono stato a Sant’Agostino. Qui la sensazione è stata diversa. Il paese era deserto. La gente aveva ricevuto l’ordine di abbandonare le abitazioni.

La sede del Comune era spaccata sulla facciata laterale, e le colonne dei portici inclinate. Sono riuscito a entrare nella zona rossa e a fare qualche scatto. Vedere il mio Paese spaccato in due da una catastrofe naturale ha avuto su di me un forte impatto».
Jacopo, da sempre, ha una forte passione per la fotografia che lo ha portato a girare il mondo in cerca dello scatto perfetto. Il terzo anno di università, Jacopo decide di farlo in Erasmus a Parigi, città nella quale oggi vive e lavora. «Quando ho sentito la notizia del terremoto in Emilia Romagna – racconta – ho prenotato un biglietto aereo per documentare il terremoto e i suoi effetti collaterali. Purtroppo, per questioni lavorative, ho dovuto attendere giovedì 24 maggio per poter partire».
Il viaggio di Jacopo è durato tre giorni, durante i quali ha potuto confrontarsi anche con la gente locale, descritta dal ragazzo come molto combattiva.
«La gente aveva paura, ma sembrava comunque fiduciosa e piena di forza. Ho visto tanti sorrisi e tanto colore, nonostante la tragedia. Noi italiani siamo gente piena di vitalità. Ricordo di aver parlato con una signora di circa 60 anni, conosciuta all’interno di un campo sfollati a Finale. Mi ha detto sorridendo: “ho perso tutto, non ho più una casa, ma vivremo comunque”».
Finale Emilia era completamente inagibile. «Sono restato impressionato da un’auto che era stata schiacciata dal tetto crollato di una casa – prosegue – Mi aspettavo, però, uno scenario più apocalittico in città. Questo terremoto, essendosi sviluppato dieci chilometri sotto terra, ha soprattutto causato danni alle fondamenta delle case (rendendole inagibili)».
Discorso diverso per le aree rurali: «I vecchi casali sono stati polverizzati e la campagna è completamente rasa al suolo. In alcune zone il colore sembrava aspirato dalla sofferenza».
«In questi posti – conclude – ho realizzato delle fotografie in bianco e nero, tecnica che utilizzo raramente. Così ho deciso di far trasparire nelle mie fotografie il colore nei luoghi solo dove era realmente presente». Jacopo ha pubblicato le fotografie scattate nella tre giorni attraverso le macerie sul proprio sito: www.jacopodaeli.info. Per non dimenticare e sensibilizzare.

s.bartolini

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