Fox, una stella sul parquet: «Ho vinto il mio Scudetto»

L’esordio di Stefano Volpe a Malnate dopo il trapianto di polmoni. «Stessa emozione del ’99. Che rivincita, non sono più in panchina»

– «È stato come aver vinto uno scudetto. Il mio scudetto. Scendendo in campo ho provato la stessa emozione di quando nel ’99 la Pallacanestro Varese conquistò la stella vincendo lo scudetto».È raggiante , per gli amici “Fox”, che giovedì sera ha esordito con la divisa del Monte dei Fiaschi di Malnate, squadra di basket che milita nel campionato Csi.

Lo scudetto di “Fox” è aver messo le scarpette ai piedi, accarezzando il parquet della mitica palestra di via Libia a Malnate, nella quale da bambino non aveva mai potuto allenarsi, anche da piccolo alunno delle elementari, per colpa della terribile Fibrosi Cistica, la “bestia” che lo ha divorato fino a un paio di anni fa. La malattia non è sconfitta (una cura definitiva ancora non esiste) ma dopo il trapianto di polmoni la sua esistenza ha avuto una svolta radicale.

A un certo punto, infatti, si era temuto per la sua stessa esistenza: anche le azioni più semplici erano complicatissime, l’affanno era la costante della sua quotidianità, diventando pesantezza e costrizione.
Un paio di anni fa è stato sottoposto a un delicato intervento compiuto al Policlinico di Milano dall’equipe del professor e da quel momento tutto è cambiato. Dopo aver ricevuto il via libera dal medico dello sport ha iniziato ad allenarsi e a 46 anni ha potuto coronare un sogno: diventare un giocatore di basket, un atleta a tutti gli effetti. Lo ha fatto giovedì sera tra mille applausi e grande emozione: «È stato davvero bello – racconta Fox – un’emozione grandissima. È stata la prima volta che ho partecipato come atleta a un evento agonistico. Bello che sia avvenuto nella mia palestra: quando facevo le elementari non ho mai praticamente potuto fare nulla mentre i miei compagni giocavano e si allenavano. Oltre all’aspetto sportivo c’era anche la questione sociale: non avevo mai condiviso uno spogliatoio con gli amici, stare con gli altri, lo spirito di gruppo, la possibilità di socializzare attraverso lo sport».

Tutto gli era stato precluso: «Per me è stata una piccola, grande rivincita, non contro qualcuno, ma contro una fase della mia vita nella quale ero relegato in panchina. È stato bello incontrare prima della partita il genitore di un bambino affetto dalla mia stessa malattia: sono contento che nonostante ciò il bambino possa fare attività sportiva. Vedere che una persona con 40 anni in più possa fare sport, credo possa essere un messaggio positivo per il genitore che può guardare con fiducia al futuro del figlio, anche perché le prospettive di vita oggi sono completamente diverse rispetto a quando diagnosticarono a me la stessa malattia».
Per la cronaca Fox è subentrato dalla panchina, ha servito un paio di assist, ha difeso duro e ha anche piazzato un canestro a fil di sirena. Ma il suo scudetto lo aveva già vinto.