Roma, 5 mag. (Apcom) – Con otto condanne, tra cui quella dell’ex presidente della Regione Lazio Francesco Storace e del suo ex portavoce Nicolò Accame, e una assoluzione si è concluso oggi dopo tre anni e 43 udienze il processo per il ‘Laziogate’. La vicenda è relativa all’incursione illecita nella banca dati dell’anagrafe del Comune di Roma e alla presunta attività di spionaggio in danno di Alternativa sociale, il cartello elettorale guidato da Alessandra Mussolini nelle elezioni regionali del 2005. Il leader della Destra ha avuto una pena di un anno e sei mesi, Accame di due anni.
“Complimenti, questa è la giustizia italiana”, ha detto Storace
dopo la lettura della sentenza emessa dal giudice Maria
Bonaventura del tribunale di Roma. Il difensore, l’avvocato
Giosuè Bruno Naso, ha spiegato: “Oggi c’è stata una sentenza
politica come purtroppo temevamo. Si tratta di una decisione
sconcertante in un processo politico durato 43 udienza in tre
anni di dibattimento. Proporremo appello”.
E’ stato poi inflitto un anno di reclusione all’ex direttore di Laziomatica (ora Lait spa) Mirko Maceri, all’investigatore privato Pierpaolo Pasqua, all’avvocato Romolo Reboa (autore dell’esposto contro AS), e a Nicola Santoro, figlio del magistrato della commissione elettorale alla corte d’appello di Roma che escluse As dalle elezioni. Otto mesi di reclusione per l’allora vicepresidente del consiglio comunale per An, Vincenzo Piso (l’unico per il quale la procura aveva chiesto l’assoluzione), e Tiziana Perreca, ex collaboratrice dello staff di Storace. Assoluzione per “non aver commesso il fatto”, per l’ex dipendente di Laziomatica Daniele Caliciotti, difeso dall’avvocato Nicola Capozzoli.
A tutti sono state concesse le attenuanti generiche, oltre alla sospensione della pena e alla non menzione. Storace, Reboa, Santoro, Pasqua, Maceri e Accame dovranno risarcire i danni in separata sede alla Lait spa, Accame e Pasqua anche ad Alternativa Sociale.
Nav/aqu
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