LAVENA PONTE TRESA Rapporti ancora tesissimi tra Italia e Svizzera. Con i comuni di frontiera sempre più ostaggio della crisi diplomatica. Al punto che, oltre al blocco del 50% dei ristorni relativi all’anno 2010, ovvero i famosi 23,7 milioni di euro ancora congelati dal Consiglio di Stato ticinese, all’orizzonte si profila anche la riduzione della quota percentuale destinata alle amministrazioni di confine. Che non sarebbe più il 38,8%, come avviene, o forse sarebbe meglio dire come sarebbe dovuto avvenire, fino ad oggi, ma meno di un terzo: il 12,5%.
Il Parlamento svizzero ha chiesto infatti al governo di Berna di attivarsi per ridurre l’ammontare dei ristorni delle imposte prelevate ai frontalieri italiani in Svizzera. Strada che ha visto allinearsi il Consiglio nazionale alle rivendicazioni presentate dal Canton Ticino. In gioco, così, potrebbe esserci l’accordo attualmente in vigore, firmato nel 1974. Intesa che prevede, appunto, che il 38,8% delle imposte alla fonte pagate dai frontalieri in Ticino (ma anche nei Grigioni e nel Vallese, gli altri due cantoni a forte densità di lavoratori italiani) vada riversato all’Italia, e in particolare ai Comuni di frontiera, con il Varesotto e il Comasco destinatari privilegiati e prevalenti.
«Lo scenario a mio avviso è assurdo – sottolinea, invece, il sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’Associazione dei comuni di frontiera con la Svizzera, Pietro Roncoroni – perché le quote stabilite nel 1974 sono ancora attualissime. I frontalieri pagano le tasse in Svizzera ma usufruiscono quasi totalmente di servizi italiani. Non esistono scenari mutati, né tantomeno nuovi motivi di rivendicazione da parte svizzera. E il rischio di questo atteggiamento è che alla fine perdano tutti».
Argomento che, insieme al blocco dei ristorni ancora in atto, sarà così discusso stasera alle 21 nel salone dell’ex Svit di Lavena Ponte Tresa. In programma c’è il faccia a faccia tra gli amministratori delle realtà di confine, organizzato insieme alle Comunità montane del Piambello e delle Valli del Verbano, e l’ex ministro degli Interni Roberto Maroni.
«Chiederemo di essere ascoltati – ha evidenziato Roncoroni – e soprattutto che il governo intervenga per garantire con fondi propri il 50% dei ristorni 2010 che ancora mancano all’appello. Questo è quello che auspichiamo, anche per uscire dalla condizioni di ostaggi in cui di fatto siamo finiti, e ci rivolgeremo a Maroni come a ogni altro esponente politico che voglia ascoltarci».
Alessio Pagani
s.affolti
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