Ore di tensione per le centinaia di frontalieri, soprattutto donne, che lavorano nelle case di riposo del Canton Ticino. Diciannove istituti per anziani ticinesi su ventisei hanno disdetto i contratti collettivi di lavoro. Lo hanno comunicato nelle scorse ai sindacati, stando ai quali il provvedimento interessa quasi 1500 dipendenti.
«La decisione – comunicano fonti sindacali – giunge inaspettata sul tavolo dei rappresentanti dei dipendenti che da una quindicina di giorni stavano trattando ed avevano ottenuto dalle diverse direzioni una proroga della rescissione al 30 novembre». Da qui l’allarme. Con l’Organizzazione cristiano sociale ticinese, l’Ocst, che in una nota qualifica il provvedimento come «una provocazione inaccettabile che incrina i rapporti fra le parti e soprattutto mette a rischio uno dei più importanti contratti del settore sociosanitario».
Del resto il settore che gode del finanziamento pubblico di Comuni e Cantone e, al suo interno, vige uno storico contratto collettivo costruito negli anni 90 grazie a una paziente collaborazione tra sindacati e case anziani. «Il sindacato – evidenziano dall’Ocst – teme che la poca disponibilità al dialogo che esprime la decisione unilaterale di disdire il contratto collettivo e il segnale di voler peggiorare le condizioni di lavoro del personale possano celare altri problemi esistenti in alcune case per anziani. Per questo siamo pronti a confrontarci con tutti, ma non siamo disposti a cedere sul diritto dei dipendenti a un contratto collettivo che riconosca il valore del lavoro svolto in favore delle persone anziane». Il sindacato invita perciò «le molte persone che partecipano all’amministrazione delle case per anziani a dimostrare responsabilità e attenzione alle richieste del personale».
Esistono infatti ancora spiragli perché il dialogo possa riprendere. Scongiurando così il rischio di una deregolazione dei contratti di lavoro che apre le porte allo spettro di una contrazione degli stipendi. Il prossimo incontro di trattativa, infatti, è in programma il prossimo 17 ottobre, mentre il 24 ottobre i sindacati hanno convocato un’assemblea congiunta del personale. Sul tavolo, oltre al ritiro del provvedimento di disdetta del contratto collettivo, figurano anche una serie di richieste.
Come il «il mantenimento delle norme a tutela dei dipendenti in caso di licenziamento; l’accoglimento delle rivendicazioni del personale inerenti la protezione durante il lavoro notturno, l’aumento del congedo parentale, il diritto all’attività sindacale e alla formazione; e l’introduzione del diritto per chi lavora a turni alle indennità notturne e festive nel salario durante la malattia e la vacanza»
Lavena Ponte Tresa
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