Fuga dal carcere: due anni e sei mesi alla donna del boss

Lady Ioana si pente e patteggia, per lei due anni e sei mesi di condanna. La donna aiutò nell’evasione di tre detenuti dal carcere dei Miogni

– Lady Ioana si pente e patteggia: due anni e sei mesi per la donna del boss che aiutò tre detenuti a fuggire dal carcere di Varese il 21 febbraio 2013. Ioana Chindris, giovane romena, era la fidanzata di Daniel Parpalia, fuggito rocambolescamente dai Miogni con Victor Miclea, il capo della banda agli ordini del quale rispondeva la giovane donna, e Marius Bunoro, tutti e tre connazionali della Chindris.

La ragazza fu al centro dell’operazione Alcatraz che non solo portò alla cattura dei tre fuggitivi in sole 72 ore, ma portò all’arresto di cinque agenti della polizia penitenziaria di Varese che in cambio di sesso e qualche migliaia di euro, favorirono l’evasione in ogni modo possibile, così come sostenuto dalla procura di Varese.
La bella Ioana fuggì in Umbria e lì fu bloccata e arrestata dalla task force che ha visto collaborare la polizia penitenziaria di Varese, i carabinieri della compagnia di Luino, la squadra mobile della questura di Varese e la guardia di finanza di Varese. Una volta arrestata la ragazza si pentì e collaborò.

Confermando sostanzialmente il quadro che gli inquirenti avevano già tratteggiato. Ioana fu ascoltata dal pubblico ministero .
Raccontò, ad esempio, di aver fatto entrare in carcere un telefono cellulare, poi usato da Miclea, nascondendolo all’interno della propria vagina.
Poi ci fu la lima usata dai tre per segare le sbarre della finestra del bagno della cella attraverso la quale i fuggiaschi si calarono poi con delle lenzuola annodate.
Si chiarì quindi che Miclea,

leader del gruppo e in carcere per sfruttamento della prostituzione (il romeno sarebbe uscito di lì a tre mesi e avrebbe continuato a gestire la sua “batteria” di squillo che si prostituivano sin nella zona di Tradate) regnava sovrano sui Miogni tenendo in pugno, secondo l’accusa, parte della polizia penitenziaria.
Sorseggiava Coca Cola fresca a richiesta, e pianificava un piano di evasione attraverso un cellulare che non avrebbe dovuto avere.
In cambio forniva sesso ai fiancheggiatori, in possesso di uno dei quali è stata trovata anche una chiavetta ad altissimo contenuto hard. Ioana, sempre lei, salì sul tetto dell’edificio di fronte al carcere e, al telefono con Miclea, diedi una descrizione della situazione esterna al carcere affinché i tre potessero orientare meglio il piano di fuga. La donna del boss fornì anche il mezzo utilizzato per la comoda fuga dai tre evasi.

Comoda perché, sempre stando agli inquirenti, il gruppo di agenti fiancheggiatori ritardò l’allarme di parecchio. Quando l’evasione fu comunicata i tre erano già lontani. Quello di Ioana è il primo procedimento dell’operazione Alcatraz a chiudersi: due anni e sei mesi.
La procura sta notificando gli avvisi di conclusione delle indagini agli indagati a piede libero. Nulla è stato invece deciso per le cinque posizioni più gravi, ovvero quelle degli agenti finiti in manette.