Fischio finale. Paolo Tresoldi raduna il suo gruppo, in cerchio: lì dentro, come spiegherà a fine partita, ci sono e ci saranno il sudore, il sacrificio, la sofferenza. La storia del Varese. Che conosce, che lo ha spinto sulla panchina dei “grandi” dopo essere stato per 10 anni maestro dei “piccoli”. Che non dimentica: ai suoi giocatori indica i tifosi della tribuna da salutare e ringraziare, poi stringe la mano al mister avversario, infine corre verso la rete.
Lì dietro – attento come sempre, teso e orgoglioso come non mai – c’è Edoardo Frattini, suo dirigente accompagnatore della Juniores, che mai se ne sarebbe perso l’esordio in prima squadra. Rientrato negli spogliatoi, la prima intervista post-gara: chiamando tutti per nome, ringraziando e celebrando i suoi ragazzi, mettendo se stesso in secondo piano. Negli occhi, lucidi di felicità, rivive l’esordio ma inizia già a immaginare e programmare ciò che c’è da fare e affrontare dopo. Negli spogliatoi ha affidato due sacchetti di caramelle a due giocatori, da dividere tra i compagni nel ritorno verso casa. Poi, zainetto in spalla e borsa da calcio in mano, prende la via del pullman, salutando i genitori incontrati sul cammino.
In campo, è tornata una speranza. Con un allenatore tanto giovane (classe 1981) quanto preparato. Il cui esordio è stato tutt’altro che facile, visto il clima che si respira intorno al Varese. E, anche, considerando quello che si è respirato nel campetto di Castellazzo, dove i biancorossi hanno dovuto incassare un’altra contestazione da parte dei suoi ultras (una ventina i presenti).
Contestazione accompagnata dal lancio di tre fumogeni in tre momenti distinti del primo tempo nell’area del portiere biancorosso Bizzi: al 7’ – poco dopo il gol del Varese – il primo; al 24’ il secondo accompagnato da un potente petardo, con il capitano del Castellazzo che si è diretto alla rete per chiedere di smetterla; poco dopo il terzo, che ha fatto arrabbiare i tifosi in tribuna (di entrambe le squadre) e costretto l’arbitro a sospendere momentaneamente la gara. La gara degli ultras finirà a pochi minuti dall’inizio della ripresa, quando abbandoneranno lo stadio. Rimarranno invece tutti gli altri, che tributeranno l’applauso ai giocatori e al loro mister.
In campo è tornata una speranza ma è fuori che deve arrivare una svolta. Di voci ne sono girate tante, ma poche sembrano avere un fondamento forte. Non solo per veridicità – chiunque sia stato accostato al Varese ha poi escluso interessamenti effettivi -, ma anche e soprattutto per possibilità e disponibilità nell’affrontare il quadro debitorio (di cui viene tenuto sotto silenzio l’ammontare: 200mila euro? 300? 400? Mezzo milione?) e per tracciare un futuro solido. Futuro che potrebbe coinvolgere alcuni dei nostri gioielli (Repossi e Palazzolo per dirne due), che rimarrebbero volentieri ma – come normale – solo all’interno di un quadro serio e sereno in cui esprimersi. Di tempo ce n’è sempre meno. E per dare forza alla speranza, serve al più presto una svolta.