G20, da oggi a Londra vertice finanziario: focus su ripresa


Bruxelles, 4 set. (Apcom)
– Stabilizzare e proteggere la ripresa economica. E affrontare in modo deciso il problema degli stipendi d’oro dei manager. Sono questi i due temi principali al centro della riunione dei ministri economici e finanziari e dei governatori centrali del G20 che si terrà oggi e domani a Londra in vista del G20 dei capi di Stato e di governo di Pittsburgh. Il cancelliere dello Scacchiere e padrone di casa, Alistair Darling, in una lettera ai colleghi ha spiegato che occorre concentrarsi sulla “attuale congiuntura macroeconomica e le ulteriori risposte necessarie per assicurare la ripresa”.
Inoltre, secondo Darling, occorre “discutere la possibilità di prendere ulteriori iniziative sugli stipendi e le retribuzioni dei manager”, dando seguito alle iniziative prese in Francia dal presidente Nicolas Sarkozy e fortemente appoggiate anche dalla Germania e dagli altri paesi dell’Unione europea.

Mercoledì scorso i ministri delle Finanze dell’Ue hanno chiesto di spingere il G20 a lavorare per disincentivare la cultura dell’assunzione di rischio da parte dei banchieri. Il ministro francese Christine Lagarde ha spiegato che i paesi del Vecchio Continente sono “fermamente convinti che occorre cambiare le regole”, aggiungendo: “I gruppi finanziari che hanno ampiamente contribuito alla situazione in cui ci troviamo devono anche prendere delle misure eccezionali. Vogliamo limitare i rischi, dovremmo spiegarlo agli americani”. E ieri, con una lettera congiunta, il presidente Francese Nicolas Sarkozy la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier britannico Gordon Brown formalizzano il fronte comune Parigi-Berlino-Londra sulla proposta di regolamentare bonus e retribuzioni nelle banche, da avanzare al vertice dei capi di Stato e di governo del G20, a fine settembre a Pittsburgh.

Intanto la missiva è stata recapitata alla presidenza di turno dell’unione europea, attualmente della Svezia. Al presidente svedese la ‘troika’ chiede che l’Unione europea si faccia avanti con “un forte messaggio comune” su questo tema a Pittsburgh. Sarà “una precondizione decisiva per un successo del summit”, affermano Sarkozy, Merkel e Brown.

Sul tema della ripresa economica, i ministri sottolineeranno che le politiche dovranno rimanere espansioniste o accomodanti per tutto il tempo necessario a salvaguardare la ripresa, pur iniziando a preparare una strategia d’uscita credibile, coordinata e senza intoppi. I ministri dell’Ue insisteranno nel chiedere un piano per il rientro degli stimoli di bilancio, ancora prematuro da attuare ma a loro avviso necessario. Tuttavia il premier britannico Gordon Brown è più interessato al tema della cooperazione a lungo termine per assicurare il ritorno ad una crescita sostenuta.

La Germania vorrebbe ritirare gli stimoli, ma molti altri paesi hanno espresso posizioni più caute, nel timore che una volta eliminati gli aiuti che hanno consentito all’economia di mostrare timidi segnali positivi dopo una recessione gravissima, quest’ultima si ripresenti. Inoltre per molti paesi la crisi attuale può essere un’occasione per portare avanti riforme radicali nel sistema finanziario, anche se paesi come gli Stati Uniti, il Giappone e la Gran Bretagna temono qualunque misura drastica che possa incidere sul futuro del loro settore finanziario.

Il tema dei cambi non sarà affrontato per via delle resistenze di Gran Bretagna e Stati Uniti, nonostante le pressioni di Francia, Cina e Russia affinché si discuta del futuro ruolo del dollaro, della valutazione dello yuan o di una nuova valuta globale.

Inoltre, durante le discussioni del G20 finanziario, si tornerà sul tema dei finanziamenti al Fondo monetario internazionale per aiutare quest’ultimo ad aiutare le economie in difficoltà. Ad aprile era stato raggiunto un accordo per triplicare i fondi a quota 750 miliardi di dollari, ma molti paesi sono stati lenti a rispettare l’impegno. Si parlerà anche di rappresentanza dei paesi in via di sviluppo al Fondo e alla Banca mondiale. Infine c’è il tema del clima, che verrà affrontato e su cui si attendono pochi risultati, in vista della conferenza di Copenhagen di dicembre.

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