Istanbul, 3 ott. (Apcom) – Il progressivo indebolimento del dollaro negli ultimi mesi getta nuove incognite sulla forza e la sostenibilità della nascente ripresa economica internazionale. E il tema approda sul tavolo dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali del G7, ancora a presidenza italiana, che si incontreranno oggi a Istanbul a latere del vertice annuale del Fondo Monetario Internazionale in uno scenario che vede tale gruppo perdere peso a favore del G20, che include anche le principali potenze emergenti.
Un ulteriore segnale che convalida questo cambiamento di equilibri è quello dell’incertezza sulla stesura di un comunicato finale dopo l’incontro. Il comunicato finale è parte importante della “liturgia” dei G7 finanziari. E l’incertezza su tale strumento è emersa nelle ultime ore anche se e è stata smentita, alla vigilia, da fonti della delegazione francese riportate dai media internazionali. Il solo fatto che tale possibilità venga menzionata, in un contesto economico internazionale ancora molto fragile, è comunque significativo di come il recente vertice di Pittsburgh, con il suo comunicato finale di 23 pagine, abbia segnato il punto di svolta verso vertici più rappresentativi dei nuovi equilibri mondiali, nei quali i principali Paesi emergenti, dalla Cina, al Brasile, all’India alla Russia.
I temi sul tavolo dei ministri e dei governatori a Istanbul, dove l’Italia sarà rappresentata dal ministro dell’economia Giulio Tremonti e dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, sono comunque di rilievo mentre l’economia mondiale inizia una debole ripresa dopo la peggiore recessione dalla fine della seconda guerra mondiale.
Uno dei temi principali riguarda il mercato dei cambi e, in particolare, il dollaro, che è sensibilmente sceso nei mesi scorsi per toccare il minimo da otto mesi nei confronti dello Yen e addirittura da un anno nei confronti dell’euro. Riaccendendo i timori che una crisi sul biglietto verde potrebbe stroncare sul nascere i “germogli” della stessa ripresa.
Un dollaro in netto calo, infatti, colpisce duramente i
principali Paesi esportatori che hanno sempre più difficoltà a
vendere le loro merci sul mercato statunitense, il primo del
mondo e aumenta allo stesso tempo i costi energetici dal momento
che la bolletta petrolifera dei principali esportatori di greggio è fatturata in dollari. “E sembra interamente logico che il G7 possa rompere con la tradizione e possa scegliere di non stilare un comunicato sull’economia globale e sui cambi”, ha commentato all’Associated Press Simon Derrick, che cura le strategie valutarie alla Bank of New York Mellon.
La preoccupazione sullo stato dei mercati valutari appare
condivisa anche dalla Banca Centrale Europea, con il presidente
Jean-Claude Trichet che ha messo in guardia da un’eccessiva
volatilità dei mercati dei cambi che potrebbe danneggiare la
stabilità economica e finanziaria.
Analoghe preoccupazioni sono state espresse anche dal nuovo ministro delle finanze giapponese Hirohisa Fujii secondo il quale le autorità monetarie del Paese potrebbero intraprendere “misure appropriate” se i tassi di cambio si dovessero muovere in modo anormale. Ma, aggiunge Derrick, è difficile che sui cambi qualcosa di rilevante possa veramente accadere senza il coinvolgimento della Cina. Che del G7 non fa parte. “Sembra – aggiunge – che l’evento ufficiale rilevante a tal fine sui mercati dei cambi nel corso dell’attuale trimestre sia il vertice dei ministri finanziari del G20 a Edinburgo, programmato per l’inizio di novembre”.
Bol
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