G7;oggi a Washington summit finanziario su banche, economia, Fmi


Washington, 24 apr. (Apcom)
– La ripresa dell’economia mondiale slitta al 2010 e i ministri delle finanze del G7 e del G20 si riuniscono oggi a Washington per fare il punto sulle misure necessarie a uscire dalla peggior crisi del dopoguerra con le previsioni sulla ripresa mondiale oramai spostate al 2010. Lo fanno dopo il forte segnale di urgenza lanciato meno di un mese fa dai capi di stato e di governo del G20 che hanno deciso di rafforzare le istituzioni internazionali, a partire dal Fondo Monetario, per il quale è stato deciso di triplicare le risorse.

Il Vertice di oggi iniziera nella classica ‘formazione a Sette’, con l’Italia rappresentata dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti e dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, che partecipa anche in qualità di presidente del Financial stability board e con le delegazioni di Usa, Germania, Francia, Regno Unito Giappone e Canada. Poi a cena il dibattito si allargherà a Venti con la partecipazione tra gli altri dei principali Paesi emergenti come Cina, India, Russia e Brasile.

La prima delle preoccupazioni statunitensi è ancora la salute delle banche. Il segretario al Tesoro Timothy Geithner – secondo quanto reso noto alla vigilia – sottolineerà che riparare il sistema bancario Usa costituisce la “prima priorità”. E una “importante componente” di tale sforzo sono gi “stress test” che le autorità di controllo stanno conducendo su 19 tra le maggiori banche del Paese. Tali controlli puntano a misurare come le banche si comporteranno in una recessione pesante anche allo scopo di determinare quali istituzioni hanno più bisogno di capitale Il Tesoro dovrebbe rendere noto oggi lo schema di tali test.

Nell’agenda del vertice figurano anche le promesse fatte poco meno di un mese fa dai capi di stato e di governo al vertice G20 di Londra. Lo scorso 2 aprile infatti i Leader dei Venti si impegnarono ad aumentare il sostegno al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Mondiale e ad altre istituzioni per un ammontare complessivo di 1.100 miliardi di dollari. Ma la maggior parte di questo contributo, 500 miliardi di dollari per uno strumento mirato ai prestiti d’emergenza del Fmi, non è ancora stato raggiunto.
Gli Usa, l’Unione Europea e il Giappone si sono impegnati ciascuno per circa 100 miliardi e altri Paesi hanno promesso somme molto più piccole. Il direttore del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha detto di prevedere nuovi impegni in queto fine settimana.

Uno dei nodi riguarda la Cina che finora ha promesso un contributo di 40 miliardi. La delegazione di Pechino incontrerà Strauss-Kahn nelle prossime ore per discutere tale aspetto. Ma la partita rischia di complicarsi perchè paesi come la Cina e l’India vogliono collegare maggiori contributi a una maggiore voce in capitolo nella gestione del Fondo che è osteggiata da alcuni Paesi europei, che perderebbero il loro peso in seno all’istituzione. E tale dibattito, oltretutto, rischia di far passare in secondo piano gli sforzi per raggiungere un accordo sulla proposta di vendere una parte delle ampie riserve aurifere del Fondo in modo da dare sostegno alle nazioni più povere.

Sul versante della regolamentazione da parte del Fondo e del Financial Stability Board guidato da Mario Draghi dovrebbero giungere alcune indicazioni su come i due organismi lavoreranno insieme per fornire un efficace sistema di ‘early warning’, allarma anticipato, sulle crisi finanziarie.

Il comunicato finale del G7 di Washington dovrebbe contenere per quanto riguarda il mercato dei cambi una formulazione non dissimile da quella del vertice di Roma con la possibilità che ci sia un accenno alla necessità di non adottare svalutazioni competitive come risposta alla crisi.

BOL

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