G8; A Lecce da oggi ministri finanziari per “strategia uscita”


Lecce, 12 giu. (Apcom)
– La fase peggiore della recessione dovrebbe essere passata. E mentre resta l’incertezza su quando i “germogli” della ripresa internazionale attecchiranno, i Paesi più industrializzati del mondo iniziano a chiedersi come trovare una “strategia d’uscita” dai deficit e dall’ascesa dei debiti pubblici, eredità dei massicci piani di stimolo delle economie varati negli ultimi mesi. E’ questo uno dei temi principali del vertice che riunisce oggi e domani i ministri finanziari del G8 in una riunione che dovrà preparare il terreno per il vertice degli Otto capi di Stato e di Governo che si terrà a luglio all’Aquila.

Il Paese che è chiamato a fornire più chiarimenti per trovare un sentiero finanziario di risanamento post-crisi sono senza dubbio gli Stati Uniti. Al vertice, che sarà presieduto dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner potrà esibire una parziale stabilizzazione finanziaria ma dovrà anche rassicurare i suoi partner sul fatto che Washington sarà in grado di gestire un crescente debito pubblico, con un deficit federale che quest’anno potrebbe avvicinarsi a 2 mila miliardi di dollari. Nei giorni scorsi Geithner ha affermato che gli Stati Uniti, una volta innescata la ripresa, intendono invertire la marcia rispetto alle colossali spese erogate per sostenere l’economia e ricapitalizzare le banche. Uno schema che tira in ballo, ha detto, la “credibilità collettiva” dei leader mondiali se non verrà perseguita la solidità finanziaria dei conti pubblici.

I ministri a Lecce dovranno discutere “strategie d’uscita credibili”,ha confermato il viceministro delle Finanze tedesco Joerg Asmussen rispetto alle misure straordinarie varate per combattere la crisi. “E’ possibile dire – ha aggiunto – che ci sono i primi segni di stabilizzazione nell’economia mondiale” anche se “i tempi e la velocità di una ripresa sostenuta restano incerti. In Europa rispetto agli Stati Uniti è da prevedersi un punto di svolta ritardato”.

Ma il vertice che parte oggi costituisce anche un’importante verifica sull’attuazione degli impegni varati ad aprile a Londra dal vertice dei paesi del G20, che oltre ai principali Paesi industrializzati include anche i principali Paesi emergenti. Un ritardo nell’applicazione di quegli impegni potrebbe quanto meno ritardare i tempi del decollo della ripresa economica, facendo ripiombare in basso la fiducia dei consumatori e delle imprese.
Uno degli impegni principali del G20 riguardava la ricapitalizzazione del Fondo Monetario Internazionale. Ma fino a ora l’istituzione di Washington non ha ancora ricevuto per intero i 500 miliardi di dollari promessi. La Cina la scorsa settimana ha reso noto di essere in via condizionata pronta a sborsare 50 miliardi mentre sia la Germania sia l’Italia non hanno ancora chiarito il livello dei loro contributi.

E c’e’ anche preoccupazione su di un altro versante. Quello dell’impegno del Fmi a emettere diritti speciali di prelievo – la moneta-paniere dell’istituzione – per 250 miliardi di dollari per aumentare la liquidità dei Paesi membri durante la crisi.
Fondi che, se apparivano molto necessari alcuni mesi fa, potrebbero risultare meno strategici in questo momento, visto che il capitale di rischio sta tornando ad affluire verso i Paesi emergenti. Per non parlare dei potenziali rischi inflazionistici con i quali i banchieri centrali, prima o poi, dovranno fare i conti, vista l’enorme liquidità immessa sui mercati. Tali preoccupazioni sono emerse con particolare evidenza in Europa dopo le critiche espresse da alcuni banchieri centrali, come il membro tedesco del comitato esecutivo della Bce Juergen Stark, che ha denunciato tutti i rischi inflazionistici legati a fornire “denaro dall’elicottero” ai Paesi in difficoltà.

Sul tavolo del vertice, al quale parteciperà anche il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi nella veste di presidente del Financial Stability Board (Fsb), c’e’ anche la salute del sistema bancario internazionale, che continua a essere fonte di preoccupazione con i Paesi europei che marciano ancora in ordine sparso sulla necessità di dotarsi di un sistema di sorveglianza visto che non è stato raggiunto nessun accordo tra i rappresentanti permanenti presso l’Unione europea in merito alla posizione dell’Ecofin sulla riforma della supervisione bancaria dopo le perplessità espresse da Londra.

E l’Italia? Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti all’ultimo vertice Ecofin ha ostentato ottimismo sottolineando che il Paese ha attuato la politica più appropriata per gestire la crisi, come dimostra il consenso delle istituzioni internazionali e il risultato delle elezioni europee. “Noi abbiamo dei buoni numeri in Europa, tutti lo riconoscono, abbiamo fatto il massimo che potevamo, ma la crisi continua, alcuni numeri dicono che si sta fermando la caduta, e siamo confidenti su questo”, ha assicurato il ministro, che ha evidenziato come solo tre paesi, ossia Cipro, Malta e Finlandia, non vedranno aprirsi una procedura per deficit eccessivo nel 2009.

Cep

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