Galimberti e le ragioni di una sorpresa

L’editoriale di Andrea Aliverti, il giorno dopo la vittoria dell’avvocato varesino alle primarie del centrosinistra per scegliere il prossimo candidato sindaco

VARESE – Sorpresa: le primarie dicono Davide Galimberti. Quella che poteva sembrare la grande cavalcata di Daniele Marantelli verso l’incoronazione a candidato sindaco del centrosinistra a Varese si è trasformata nella sua sconfitta.
A mettersi di traverso questo giovane avvocato e professore universitario, mai nemmeno eletto in consiglio comunale, Davide Galimberti, che ha saputo unire la “nomenclatura” della sezione cittadina a quella voglia di cambiamento che spira in città, per arrivare a soffiare all’attesissimo Marantelli la candidatura a Palazzo Estense.


Sia chiaro, non mancheranno polemiche e recriminazioni, con le inevitabili tensioni all’interno del partito, visto che per qualcuno dei candidati la partecipazione non è stata favorita dalla scelta, criticata proprio dai “marantelliani”, di non ampliare il numero dei seggi. E il dato dell’affluenza di queste primarie, pur mostrando una buona voglia di partecipazione da parte dell’elettorato che guarda allo schieramento che si contrapporrà al centrodestra alle prossime amministrative, con 2706 votanti non entusiasma più di tanto. Anche se sono più o meno quelli che avevano incoronato il renzianissimo Giorgio Gori (poi vincitore alle comunali) nel momento di massimo fulgore del Pd che cambia verso a Bergamo, città che ha 40mila abitanti più di Varese.
È stata una battaglia intensa, giocata sul filo della correttezza, per alcuni persino troppo “politicamente corretta”. Forse questo può aver giovato a Galimberti, che avrebbe potuto pagare la minor esperienza. Galimberti ha saputo far pesare soprattutto quella sorta di “effetto-Renzi” della ricerca di consenso al di fuori delle solite cerchie del partito. Volto nuovo, 39 anni, uno in meno del premier, nel giorno in cui si chiude la kermesse della Leopolda a Firenze, Galimberti riesce a trasformare la sua Varese in una piccola “contro-Leopolda” del cambiamento, paradossalmente scardinando proprio i vertici renziani del partito regionale e nazionale che avevano spinto con forza Marantelli, per andare a prendersi l’onere e l’onore di intestarsi la battaglia per strappare Varese al centrodestra.
Ed è proprio nel centrodestra che Galimberti fin da subito è andato a cercare voti, quelli che sicuramente vorrà portare a casa anche il 12 giugno. Ecco perché la sfida per Palazzo Estense diventa intrigante. Per il centrodestra a questo punto la scelta di un profilo moderato e non di partito come quello di Stefano Malerba potrebbe diventare indispensabile, se si vuole arginare il rischio di emorragia di consensi verso una faccia nuova come quella di Galimberti. Anche perché non ci sarebbe da stupirsi se il candidato del Pd volesse provare a tirare dalla sua parte quel voto cattolico moderato, vicino storicamente a Cl e Forza Italia, a cui ha già fatto il filo nella campagna per le primarie.