Scrive Tito Livio nelle Storie: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”. Mentre a Roma si discute, Sagunto è presa dai nemici. Ovvero: chi dìssipa il tempo in oziosità, rischia di perdere la padronanza della situazione. Nello specifico della politica (1): il potere governativo, faticosamente conquistato. Nel particolare varesino (2): il controllo dell’amministrazione comunale, passata dopo 23 anni da destra a sinistra con l’ok del centro. Riepilogo-lampo per i distratti. Gli esclusi del Pd dalla presidenza dell’assemblea municipale e dalle cariche assessorili rifiutano di partecipare alle commissioni consiliari.
Scusa ufficiale: lasciamo spazio ai giovani. Verità sottaciuta: dovevano trattarci meglio, e non sarebbe accaduto il peggio. Va costituendosi una minoranza interna che ostacolerà la marcia di Galimberti nel quinquennio di legislatura? Non è da escludersi/è magari probabile. Il sindaco ha due possibilità: a) ricucire lo sbrego interno ai Democrats; b) esercitare azione diplomatica esterna. L’epilogo “a” si presenta forse più difficile dell’ipotesi “b”. Il pronostico? Nel ridotto prealpino si riprodurrà la tensione dell’arena romana: là Bersani contro Renzi, qui Mirabelli (o chi gli dà voce) contro Galimberti. Renzi -per garantirsi la tenuta della maggioranza- pattuì con Berlusconi prima e Verdini poi, Galimberti potrebbe farlo con Orrigoni e altri ex rivali. Nulla di strategico, molto di tattico. Di realistico, non di compromissorio. Di apertura civica, non di chiusura correntizia. Del resto, ricorda Fedro: “Peras imposuit Iovis nobis duas”. Giove ci ha assegnato due bisacce. Perché non usarle, se serve?