Istituire un registro delle unioni civili, una sorta di anagrafe delle coppie di fatto. La proposta arriva da Aldo Lamberti (Gruppo misto). E, in attesa di conoscere l’opinione dei partiti, piace ai diretti interessati.
«Io mi iscriverei subito: lo vedo come il riconoscimento del diritto di non sposarci se non vogliamo farlo», spiega Raffaella, gallaratese che convive da 18 anni con Paolo, dal quale ha avuto due bambine. «Noi siamo una famiglia», insiste, «il nostro amore non è diverso da quello di chi si è sposato».
La proposta dell’esponente della maggioranza, presentata a titolo personale e non per conto della coalizione di centrosinistra che governa la città, ricalca quella approvata a Milano. «In questo modo le coppie di fatto verrebbero considerate come un nucleo familiare nelle graduatorie dei servizi sociali, dell’assegnamento dei posti al nido, nel calcolo delle rette e dei buoni pasto», spiega Lamberti.
L’idea è anche quella di «trasmettere l’elenco all’ospedale», visto che per legge i medici possono discutere solo con i familiari dei pazienti, non con i conviventi. C’è poi anche la volontà di lanciare un segnale al politico al governo: «è importante dire che diamo un indirizzo, che non facciamo discriminazioni. E diamo un impulso all’esecutivo perché legiferi».
Nel 2006 l’allora governo Prodi aveva provato ad intervenire, introducendo i Dico. Ma il disegno di legge rimase “incastrato” alle Camere e rimase lettera morta. «Io sento l’esigenza di questo registro», afferma però Alessandro che, dopo due anni e mezzo di convivenza con Elisa, ha deciso di chiederle di sposarla.
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