– #QuiNonPossoEntrare. È questo l’hashtag provocatorio con il quale la gallaratese vuole portare l’attenzione sulle difficoltà che persone diversamente abili possono facilmente incontrare passeggiando per il centro di Gallarate.Ad oggi le barriere architettoniche sembrano ancora numerose, ma le soluzioni ci sarebbero già. Il tema dell’accessibilità divide in due categorie le strutture e le infrastrutture cittadine.
Da una parte quelle di recente costruzione, che nascono già adeguate alle normative vigenti, sebbene la lentezza nel riparare qualche guasto tecnico a montascale e ascensori possa minare la mobilità di chi viaggia in carrozzina. Dall’altra tutte le costruzioni antecedenti all’entrata in vigore delle norme che obbligano le strutture private e pubbliche ad adottare accessi facilitati e servizi igienici adeguati. Il rischio è di obbligare chi si muove sulle ruote a scegliere i centri commerciali,
già forniti di tali servizi, a svantaggio dei negozi del centro. «Sabato scorso – racconta la donna – mi sono recata in via Mazzini per delle commissioni. In uno dei negozi che mi capita spesso di frequentare non era più disponibile la rampa di accesso per le carrozzine. Con grande stupore la commessa, sebbene disponibile ad aiutarmi, ha ammesso che è stata tolta in seguito alla richiesta del pagamento della tassa di occupazione di suolo pubblico da parte del Comune, e ha detto che di questi tempi non potrebbe corrisponderla». Così una fascia di cittadini si vede sottrarre ciò che dovrebbe essere un diritto. E non sembra l’unico caso. Infatti commercianti e ristoratori proprietari di strutture inaccessibili sono obbligati ad adeguare i propri locali soltanto nel momento in cui intendono rimodernare gli ambienti, e ciò causa un doppio danno, sia ai destinatari dei servizi sia ai commercianti stessi.
«L’ospedale di Gallarate, poi – prosegue La Madrigali – per una persona con difficoltà motorie o ipovisiva può diventare labirintico». Tracciati alternativi come i “Percorsi-colore” per i primi – già adottati dall’ospedale di Legnano – e i “percorsi tattili” per i secondi sarebbero una valida soluzione a tali difficoltà e potrebbero indicare la via migliore verso i vari reparti. «Ho girato mezzo mondo e ora non voglio fermarmi, difendo il mio diritto a muovermi autonomamente. Non chiedo aiuto se non in pochi casi, da ex-infermiera ero abituata a soccorrere gli altri e non a farmi assistere». Alla domanda su come vede il suo futuro Lila risponde col motto del suo nuovo progetto social, Disabili Solari: «Ottimisti di natura, positivi per scelta, solari per amore, combattivi per sempre».