– Qualità dei servizi nell’azienda ospedaliera Sant’Antonio Abate, i pazienti promuovono la struttura. È un «gradimento elevato» quello espresso dalle persone che hanno avuto a che fare con i punti sanitari di Gallarate, Somma Lombardo e Angera.
A renderlo noto, in un comunicato stampa, è la stessa azienda di largo Boito. I numeri fanno riferimento ai risultati dei questionari di customer satisfaction distribuiti in corsia nei mesi di marzo ed aprile. E dicono che il 90% delle persone che sono state ricoverate in quel periodo nei tre presidi che fanno capo al Sant’Antonio Abate hanno fornito una valutazione positiva delle cure ricevute.
Agli intervistati è stato chiesto di dare un voto da 1 a 7 a diversi aspetti della vita all’interno dei centri sanitari. Nell’82% dei casi i tre ospedali hanno ottenuto almeno 6. Con punte dell’84% per quanto riguarda la soddisfazione delle aspettative rispetto al ricovero. E alla volontà di consigliare l’AO gallaratese anche ad altre persone. Da segnalare che gli aspetti ritenuti più importanti dai pazienti sono l’organizzazione dell’ospedale, l’assistenza del personale infermieristico, la riservatezza e la pulizia degli ambienti. Oltre, ovviamente, alla professionalità dei medici. «I tre ospedali», si legge nel documento, «risultano in generale equilibrio per quanto riguarda il livello di servizio fornito nei reparti di degenza». Le uniche criticità riguardano «gli aspetti strutturali ed alberghieri relativamente al punto sanitario di Gallarate».
Altro capitolo, le prestazioni ambulatoriali. Ma anche da questo punto di vista l’ospedale è stato promosso. In questo caso, il giudizio positivo raggiunge l’82% degli intervistati. In media, ciascuno degli aspetti valutati dall’indagine ha ricevuto una valutazione compresa tra 5,4 e 6,4, sempre in una scala che va da 1 a 7. Attenzione ricevuta dai medici, accessibilità, comfort e pulizia degli ambienti gli elementi considerati più importanti dagli intervistati. Considerati più decisivi per una valutazione positiva del rispetto degli orari e del personale infermieristico. Ultimo punto, il trattamento del dolore. Ovvero una valutazione che viene chiesto al momento della dimissione.
«L’analisi dei dati», si legge nel testo diffuso da largo Boito, «mostra una riduzione del dolore dal momento di accesso in ospedale» a quello in cui si torna a casa. In questo caso il valore medio è superiore a 6, nella solita scala che vede in 1 il voto peggiore e in 7 quello migliore. «Il risultato ottenuto», conclude la nota, «è dovuto anche all’attività formativa e di sensibilizzazione effettuata con particolare impegno in questi anni». Merito anche del lavoro del comitato “Ospedale senza dolore”, che ha contribuito alla stesura di «protocolli specifici per la misurazione e il trattamento del dolore nelle sue diverse manifestazioni».