Quando il federalismo trasforma la matematica in un’opinione: venti chilometri per lo Stato sono diversi da venti chilometri per la Regione. È il bizzarro caso delle normative sullo status di lavoratore frontaliere, emanata dallo Stato, e sullo sconto benzina, a cura di Regione Lombardia. In entrambi i casi i benefici vengono concessi in base ad una fascia chilometrica di distanza dal confine con la Svizzera, identificata in venti chilometri. Ma i Comuni che rientrano in questa fascia sono diversi in un caso e nell’altro. Con la beffa che Gallarate e i Comuni del suo intorno non possono godere i vantaggi della “carta sconto benzina” di Regione Lombardia.
Una stortura che dura ormai da anni, sulla quale però non si è ancora riusciti a venire a capo. Perché nel caso della normativa che definisce lo status di lavoratore frontaliero, i venti chilometri vengono interpretati in modo estensivo, ricomprendendo in questa fasce anche tutta una serie di Comuni, tra cui anche Gallarate, che invece nell’altra normativa, quella regionale per lo sconto benzina, sono esclusi dalla “fascia B”, quella dei Comuni distanti dai dieci ai venti chilometri dal confine elvetico. Così, prendendo a riferimento l’Autolaghi, fino ad Albizzate e Solbiate Arno i cittadini beneficiano sia dello sconto benzina che della normativa sui frontalieri, mentre Jerago con Orago, Cavaria con Premezzo, Oggiona con Santo Stefano, Cassano Magnago e Gallarate, ma anche Arsago Seprio e Besnate, esclusi dalla fascia dello sconto benzina, sono considerati invece nella fascia territoriale dei venti chilometri prevista dall’accordo fiscale sui frontalieri.
Una beffa, che preclude i cittadini da consistenti risparmi sul prezzo dei carburanti. «Noi auspichiamo che Regione Lombardia intervenga per allargare la fascia della carta sconto benzina anche ai Comuni che oggi ne sono esclusi per un soffio – spiega , sindaco di Jerago con Orago, che da quasi tutti i lati confina con Comuni in cui i cittadini pagano meno la benzina alla pompa – sarebbe un intervento importante anche da un punto di vista sociale, per alleviare una spesa ai cittadini che, facendo meno chilometri in auto, utilizzano la benzina. E, in tempo di crisi, potrebbe far nascere nuovi esercizi commerciali sul nostro territorio».
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