– Il futuro della Gallazzi parla americano. L’azienda sarà infatti ceduta alla Tecni Plex, che si è impegnata a mantenere l’organico. E ad assumere altre 175 persone entro il 2020 nei due stabilimenti del Varesotto.
Queste le notizie che i sindacati comunicheranno oggi all’assemblea dei lavoratori, frutto di un incontro andato in scena ieri alle 16.30 al ministero dello Sviluppo economico a Roma. E che mettono fine ad una vertenza che va avanti ormai da un anno.
L’azienda, due stabilimenti tra Tradate e Gallarate che danno lavoro a 220 persone, si trova da più di 18 mesi in amministrazione controllata.
Il 9 marzo dello scorso anno è stata avviata la procedura di vendita. Due le offerte pervenute: una da parte di una multinazionale tedesca, l’altra quella risultata vincente.
L’incontro di ieri è servito ai commissari nominati dal Mise prima di Natale per confermare la regolarità della procedura di vendita. Ora manca il via libera del comitato di sorveglianza del Tribunale di Milano e l’atto notarile. «Questione di tre, al massimo quattro settimane», fa sapere Ermanno Donghi (Filtem-Cgil). Termine ultimo il 9 marzo.
In quella data, infatti, scadranno i termini per la conclusione della procedura di cessione. Definita la quale la nuova proprietà e le organizzazioni sindacali entreranno nel merito del piano industriale.
Rispetto al quale ieri è arrivata una prima importante anticipazione: «a mia precisa domanda», fa sapere Donghi, «ci hanno detto che l’azienda intende arrivare, entro il 2020, ad un organico di 385 persone».
Poco meno del doppio di quelli attualmente in forza ai due stabilimenti attivi nel Varesotto. Una prospettiva rispetto alla quale c’è ancora la possibilità di un ricorso al Tar da parte della multinazionale tedesca che ha visto rigettata la propria proposta di acquisto.
I commissari nominati dal ministero l’hanno infatti esclusa per un vizio di forma: nel presentare la documentazione, infatti, la società “perdente” avrebbe dimenticato di presentare un’offerta vincolante, richiesta invece dalla legge Prodi che regola le cessioni di ramo d’azienda. Per dare più forza alla propria decisione, i tecnici nominati dal Mise hanno chiesto anche un’ulteriore consulenza, che ha confermato il loro orientamento.
È stata così premiata l’offerta americana, meno forte sotto il profilo economico, ma capace di offrire maggiori garanzie in termini occupazionali. Un risultato che lascia soddisfatti i rappresentanti delle diverse organizzazioni sindacali coinvolte nella vertenza.
«La vicenda si è conclusa in maniera positiva», commenta Donghi, «siamo soddisfatti: la nostra insistenza ha portato buoni risultati». Frutto delle pressioni da parte dei sindacati, che hanno portato «i commissari a deliberare nel giro di due settimane». Tante ne sono infatti trascorse dall’ultimo incontro al Mise.
«A questo punto direi che i lavoratori possono stare sereni», conclude l’esponente della Filtem-Cgil.
«La cosa più importante è che questa telenovela sia finita e che ci sia continuità», afferma invece Pietro Apadula (Femca-Cisl), «viene mantenuto l’organico ed è prevista un’espansione. Questa per noi è una buonissima notizia».
«Tutte le istituzioni e i sindacati hanno contribuito a questa soluzione», dichiara invece Antonio Parisi (Uiltec-Uil), «un risultato importante per il futuro. Questo era l’unico nostro interesse».