Garanzia giovani tra speranze e illusioni

L’editoriale di Gianfranco Fabi

Garanzia giovani compie due anni. Nato nel maggio del 2014 per iniziativa dell’Unione europea il programma per offrire opportunità di lavoro o formazione a ragazzi tra 15 e 29 anni, disoccupati o «neet» (coloro che non studiano, non lavorano e non si formano) è ormai in piena operatività. La partenza in Italia è stata tuttavia lenta, difficile, complessa. Hanno pesato gli intoppi burocratici, la sovrapposizione e il rimpallo delle competenze, il lento passaggio delle consegne tra il ministero e le Regioni,

l’incertezza sulle competenze delle province, l’esigenza di raggiungere accordi con altre strutture pubbliche e private. Basti pensare, per esempio, che in provincia di Varese solo nel gennaio di quest’anno, dopo un accordo con la Regione, la Camera di commercio ha fatto partire il programma per sostenere e finanziare i giovani disoccupati che intendono aprire un’impresa o una partita Iva.In Italia si calcola che siano almeno due milioni i giovani tra i 15 e i 29 anni potenzialmente interessati: metà di questi si è iscritta a questo progetto che prometteva di garantire entro quattro mesi un colloquio e una proposta se non di impiego almeno di tirocinio, di formazione, di esperienza nel servizio civile. Ebbene un iscritto su quattro non ha ancora ricevuto risposta. In Lombardia, dove gli iscritti sono 86mila, i giovani “presi in carico”, cioè che hanno fatto almeno un colloquio, sono stati poco meno di 54mila.A livello nazionale i «veri» contratti di lavoro stipulati sono stati appena 32 mila mentre 5mila giovani sono stati invece indirizzati verso il servizio civile. Per 227mila ha fatto seguito al colloquio una “misura concreta”, in gran parte un tirocinio o un corso di formazione. Il perché è presto detto: tirocini e corsi sono pagati con i fondi europei. Garanzia giovani dovrebbe esaurirsi nel 2020. I primi due anni hanno definito le competenze e creato molte speranze. Si deve sperare che le speranze non si trasformino in illusioni.