Buenos Aires, 17 nov. (Ap) – Il primo dicembre José Maria Di Bello e il suo partner Alex Freyre diventeranno “marito e marito”: la città di Buenos Aires ha dato per la prima volta il premesso a due uomini di sposarsi, dato che il sindaco della capitale argentina Mauricio Macri ha annunciato ufficialmente che non intende presentare ricorso nei confronti di quello che diventerà il primo matrimonio omosessuale nel Paese.
“Dobbiamo accettare la realtà e viverla: il mondo va in questa direzione”, ha detto Macri, sottolineando che è importante che i funzionari pubblici “garantiscano il diritto di ogni persona di scegliere liberamente con chi vogliono formare una coppia e vivere felici”. Ma la felicità di Freyre, direttore trentanovenne della Fondazione Aids di Buenos Aires e di Di Bello, impiegato di 41 anni della Croce Rossa argentina, è arrivata come spesso accade in questi casi dopo una battaglia legale: lo scorso aprile, dopo un primo rifiuto del comune, si erano rivolti al tribunale. E la giudice Gabriela Seijas ha deciso che le leggi che limitano i matrimoni a a “uomini e donne” violano le leggi costituzionali.
Il Congresso (parlamento) argentino sta considerando una riforma
del codice civile per consentire il matrimonio fra persone dello
stesso sesso: nonostante l’appoggio del Partito Justicialista
della presidente Cristina Fernandez Kirchner, il maggiore del
paese, la riforma si scontra con l’opposizione della chiesa
cattolica e dei gruppi cristiani. Attualmente nessun paese
latinoamericano permette il matrimonio gay, ma alcune
giurisdizioni – la stessa città di Buenos Aires, Città del
Messico e l’Uruguay – consentono unioni civili. Freyre e Di
Bello, entrambi sieropositivi, si sposeranno nella giornata
mondiale sull’Aids nel quartiere di Palermo. La decisione di
Seijas non fissa un precedente vincolante, ma può fare
giurisprudenza.
Ape
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