GEMONIO – A 31 giorni dalla morte di Giusy Caliandro, la donna di 41 anni che la notte del primo luglio scorso è stata volontariamente investita ed uccisa, prende corpo l’ipotesi che qualcuno possa avere aiutato il suo assassino nella fuga. L’assassino della ex barista è ancora ricercato e latitante, quasi sicuramente all’estero e questo concretizza l’ipotesi di una rete di complicità della quale l’uomo si sarebbe avvalso fin dal momento della fuga.
Quello che era inizialmente sembrato un omicidio stradale, poche ore dopo era apparso come un investimento volontario da parte del conducente di un’auto dalla quale la vittima era scesa pochi minuti prima, a qualche metro da casa sua. I testimoni avevano spiegato di avere sentito un’accesa discussione e poi di avere visto Giusy Caliandro scendere dall’auto e dirigersi verso casa, a quel punto il guidatore avrebbe ingranato la marcia dirigendosi a tutta velocità verso la donna che era stata centrata in pieno.
L’omicida era stato identificato subito. Si tratterebbe di un cittadino straniero, del quale, a un mese di distanza non ci sono tracce. Secondo le ipotesi, l’uomo si sarebbe diretto verso la frontiera riuscendo a lasciare l’Italia e su di lui pende un mandato di cattura internazionale per omicidio volontario. L’auto era stata trovata qualche giorno dopo abbandonata a poca distanza dal luogo del delitto, con evidenti segni dell’impatto. Il sospetto è che l’omicida sulle cui generalità la Procura di Varese mantiene un fitto riserbo, sia stato aiutato a lasciare l’Italia e non si esclude che anche all’estero si stia avvalendo dell’aiuto di qualcuno per rimanere nascosto.