Berlino, 1 set. (Apcom) – Dopo il crollo della Cdu in due dei tre Laender in cui si sono tenute le regionali la leader del partito cristiano-democratico Angela Merkel finisce sul banco degli imputati. La ‘cancelliera’ prova a smorzare sul nascere ogni critica, dicendosi convinta di poter vincere le elezioni nazionali del prossimo mese. Ma la batosta della Cdu, arrivata a perdere il 13% in Saarland e l’11,8% in Turingia, ha avviato un acceso dibattito interno su come impostare le ultime settimane di campagna elettorale prima del voto del 27 settembre.
Finora la cancelliera Merkel ha tenuto un profilo molto basso: nessun dibattito sui temi concreti, nessuna spiegazione troppo dettagliata sul programma e gli obiettivi della Cdu, nessuno scontro diretto con la Spd (i socialdemocratici, partito alleato dei cristiano-democratici nella Grande coalizione, ma loro principale sfidante tra un mese). Un’impostazione in linea con lo stile sobrio di Frau Merkel (o “presidenziale”, come lo definiscono i tedeschi), ma che, a detta di vari commentatori, ha reso quella vista finora la campagna elettorale più noiosa di sempre in Germania.
E non solo: proprio questo stile è indirettamente responsabile del crollo alle regionali di ieri, hanno sostenuto alcuni politici della Cdu e della formazione gemella bavarese della Csu, che ora chiedono un cambio di rotta. “Dopo una campagna elettorale sobria e apolitica è arrivato il momento di mostrare più emozioni”, ha detto ad esempio il leader del movimento giovanile della Cdu e membro del direttivo nazionale Philipp Missfelder. “La campagna elettorale vista finora è stata priva di qualsiasi profilo sul piano dei contenuti”, ha rilanciato l’esponente Cdu Josef Schlarmann.
Attacchi che Frau Merkel ha rispedito al mittente: “non abbiamo nulla da cambiare nella nostra strategia”, ha chiarito oggi in conferenza stampa. “Non sarò più aggressiva, bensì porterò degli argomenti”, ha aggiunto. E comunque “non penserò per schieramenti”, ha messo in chiaro. Non a caso: la Cdu è crollata proprio là dove ha impostato la sua campagna elettorale sullo spauracchio di un’alleanza tra la Spd e la sinistra estrema della Linke, cioè in Turingia e Saarland.
Merkel ribadisce invece che il suo partito “ha tutte le possibilità di vincere le elezioni federali” e che, dopo il voto, intende allearsi coi liberali della Fdp.
In realtà il voto ha sollevato non pochi dubbi sul progetto Cdu-Fdp a livello nazionale. Gli elettori non sembrano convinti di tale coalizione e alla fine, il 27 settembre, i numeri potrebbero non bastare. “Per le elezioni federali non è stato deciso ancora nulla, sarà un testa a testa”, ha detto il leader della Fdp Guido Westerwelle. Dietro l’angolo si nasconde – senza che nessun candidato ne parli apertamente – una possibile riedizione della Grande coalizione.
Nella Spd, intanto, si va consumando una svolta significativa. L’obiettivo dichiarato del partito socialdemocratico, staccato nei sondaggi di almeno 12 punti dalla Cdu, è ora quello di evitare una coalizione tra la Cdu e i liberali. I tedeschi non la vogliono, è il messaggio su cui insiste il candidato cancelliere Frank-Walter Steinmeier. Il quale ha però pochi motivi per gioire: la sua Spd non è riuscita ieri a incrementare significativamente i propri voti, anzi, in Saarland è addirittura in calo. E, dopo il misero 10,4% raccolto ieri, il candidato governatore e presidente regionale della Spd in Sassonia Thomas Jurk si è oggi dimesso.
Le opzioni in mano a Steinmeier per restare al governo non sono molte: i liberali puntano sulla Cdu, i Verdi sono troppo deboli per un’alleanza a due con la Spd e oggi il leader socialdemocratico Franz Muentefering è tornato a escludere un accordo sul piano nazionale con la Linke di Oskar Lafontaine.
Quanto meno in Turingia e in Saarland la Spd potrebbe dar vita per la prima volta a un governo a tre con i Verdi e la Linke. Una costellazione che Lafontaine (il vero trionfatore del voto di ieri, visto che grazie a lui la Linke in Saarland è salita del 19%) e il suo collega Gregor Gysi hanno scartato a livello nazionale.
A complicare il tutto c’è il fatto che il prossimo governo potrebbe avere non poche difficoltà a far passare i propri progetti in parlamento. Dopo il voto , al Bundesrat (la camera alta del parlamento, dove siedono i rappresentanti dei Laender) non c’è una maggioranza nè per la Grande coalizione, nè per un’eventuale alleanza tra Cdu e Fdp. Ora si aspetta il 27 settembre, quando, accanto al parlamento nazionale, verranno rinnovati anche i parlamenti regionali in Brandeburgo e Schleswig-Holstein.
Aal
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