Dresda, 26 ott. (Apcom) – Si è aperto oggi a Dresda in Germania il processo a Alex Wiens, tedesco accusato di aver pugnalato e ucciso una giovane donna egiziana incinta. L’aggressione era avvenuta in un’aula di tribunale sempre a Dresda, dove l’imputato era sotto processo per insulti alla donna.
L’omicidio, che ha i tratti di un reato di xenofobia, ha provocato grande rabbia nel mondo arabo e fra i musulmani di Germania; per questo il processo si svolge sotto alte misure di sicurezza.
Wiens, 28 anni, membro della minoranza tedescofona in Russia, era immigrato in Germania dieci anni fa. Nell’estate del 2008, in un parco pubblico, Marwa El Sherbini, con la testa coperta da un velo, lo aveva accostato per chiedergli se il figlioletto poteva usare l’altalena su cui Wiens era seduto. Lui la insultò pesantemente chiamandola “fanatica”, “terrorista” e “puttana”.
La donna lo denunciò e Wiens fu condannato a una multa di 780 euro. Il primo luglio scorso, in un’aula di tribunale per il processo di appello, Wiens ha tirato fuori un coltello e ha colpito Marwa El Sherbini con 16 coltellate, uccidendola; ha tentato anche di uccidere il marito di lei, Eloui Okaz, che voleva difenderla. Okaz nella mischia è stato anche colpito a una gamba dalla pallottola di un poliziotto. L’intera scena si è svolta sotto gli occhi del primogenito della coppia, di tre anni e mezzo.
Per l’omicidio della donna incinta e il tentato omicidio del marito, Wiens potrebbe essere condannato all’ergastolo.
L’opinione pubblica musulmana è stata fortemente colpita non solo dal problema della sicurezza nei tribunali (l’intervento della polizia, che poi ha sparato all’uomo sbagliato, è avvenuto troppo tardi per salvare la giovane) ma anche dall’apatia delle autoritò tedesche di fronte a quello che appare come un crimine di matrice razzista.
Oltre duecento poliziotti questa mattina avevano stabilito un cordone di sicurezza attorno al tribunale di Dresda e il pubblico ammesso all’udienza deve passare misure rigide di controllo. L’imputato è protetto da un vetro blindato. In aula, oltre alla famiglia della vittima, c’è l’ambasciatore egiziano a Berlino, Ramzy Ezzeldine Ramzy.
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