GERMIGNGA Sono sfollate da Pasqua le tre famiglie, tredici persone in tutto bambini compresi, con la casa sfiorata dalla frana delle Fornaci di Germignaga. Aspettano con la paura che la terra e la montagna, nonostante gli interventi d’urgenza in corso d’opera, possano riprendere a muoversi e precipitare a valle. L’impresa, su mandato della Regione e del Comune, è però già al lavoro con l’obiettivo di creare un argine a difesa delle abitazioni. Una cinta di massi per contenere eventuali nuovi colli.
A questo scopo la Regione ha stanziato un primo finanziamento per gli interventi di somma urgenza, messi in atto dal comune, ma è ancora presto per dire quanto costerà l’intervento di messa in sicurezza definitivo. Perché non c’è tempo da perdere visto che il pericolo più grande è la pioggia e le previsione dalla tarda serata di oggi non promettono nulla di buono. «Siamo preoccupati ma se l’intervento di messa in sicurezza sarà rapido non si dovrebbero creare ulteriori danni – spiega Massimo Rucci, sfollato con moglie e tre figli piccoli -. Certo i timori ci sono per la nostra casa, com’è logico che sia. Per il momento non siamo riusciti a portare via nulla se non lo stretto indispensabile». L’intero nucleo familiare, come gli altri due, è stato evacuato e ospitato temporaneamente all’agriturismo Il Caminetto di Brezzo di Bedero. «Ci stiamo arrangiando perché con i bambini non è per niente facile».
La statale 394, intanto, è stata riaperta al traffico dopo che per tutta la notte i tecnici hanno monitorato il fronte frana che ha smesso di far cadere detriti. «La riapertura – assicura il sindaco, Enrico Prato, – è stata disposta dopo che per oltre 12 ore non è venuto giù più niente. Parallelamente si è iniziato ad operare sul piede della frana». Impegno costante anche da parte degli specialisti dello Ster della Regione Lombardia, l’ex-Genio civile, per verificare lo stato di tutta la collina. Perché c’è anche il versante superiore che preoccupa. Con gli alberi sradicati e il terreno smosso. «Abbiamo mandato una squadra di boscaioli a ripulire dalle piante la parte superiore della collina – continua il sindaco – in questo modo, con le operazioni che dovrebbero essere portate avanti oggi, dovremmo alleggerire il terreno ed abbassare il rischio di ulteriori smottamenti». La ferita nella montagna intanto è un campanello d’allarme evidente. Con il suo squarcio largo una quarantina metri e alto almeno 25 da dove sono scivolati a valle quasi 500 metri cubi di materiale. A interventi completati la Regione potrà effettuare una diagnosi più completa per decidere quale tipo di intervento meglio si addice alla situazione. Lo conferma anche Alessandro Barozzi, tecnico dello Ster. «Stiamo verificando la del terreno – spiega il tecnico – si tratta di terra mista a massi anche di importanti dimensioni. Lo scivolamento è avvenuto per gradi e grazie al piazzale della vecchia fornace che ha fatto da terrapieno i danni sono stati contenuti».
b.melazzini
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