– «Giada è stata investita due volte. Non è un omicidio colposo, è omicidio volontario. Di certo preterintenzionale, secondo noi». È , legale della famiglia Molinaro a formulare un’ipotesi che andrebbe ad aggravare ulteriormente la posizione di Flavio Jeanne, il cuoco di 24 anni, residente a Varese arrestato per aver investito e ucciso Giada Molinaro lo scorso 14 settembre e per poi essere fuggito. Jeanne era stato arrestato 48 ore dopo l’incidente, a Sesto Calende: il carrozziere al quale si era rivolto per far riparare la Kia Rio bianca con la quale ha investito Giada si era insospettito.
Modello e colore dell’auto corrispondevano a quelli diffusi dal comando di polizia locale di Varese che aveva identificato quale tipo di vettura avesse travolto Giada in viale dei Mille mentre attraversava sulle strisce. Jeanne aveva detto al carrozziere di aver investito un cinghiale ma l’uomo aveva segnalato ai carabinieri i propri sospetti ed erano scattate le manette. Jeanne ha poi confessato di essere il pirata che aveva ucciso la giovanissima studentessa. Era stato accusato di omicidio stradale.
Viazzo sostiene – la procura di Varese ha accettato di vagliare l’ipotesi in seno alle indagini – che il comportamento tenuto dal cuoco non è da considerarsi colposo, proprio in virtù di quel doppio investimento. Secondo le prime risultanze dell’esame autoptico (il referto definitivo non è ancora stato depositato) la Kia investì Giada due volte. «L’auto la urtò sbalzandola in avanti di alcuni metri – spiega Viazzo – Jeanne non poteva non essersi accorto di aver investito una persona». Quel primo impatto ha danneggiato in modo serio il parabrezza oltre che il fanale anteriore sinistro della vettura. Quando l’auto è stata sequestrata sul parabrezza c’era ancora il sangue della ragazza. Jeanne, però, nonostante non potesse non sapere di aver investito una persona, non si è fermato (non ha nemmeno frenato stando ai rilievi della polizia locale) e ha proseguito la sua corsa. È a questo punto che sarebbe avvenuto, secondo il legale di parte civile, il secondo impatto. «La Kia ha schiacciato Giada che era stata sbalzata sull’asfalto», ha spiegato Viazzo. L’autopsia potrebbe tra l’altro confermare che le lesioni fatali alla studentessa potrebbero essere derivate da questo impatto con conseguente schiacciamento della giovane. E qui si inserisce l’ipotesi di Viazzo: «C’è la volontarietà – dice l’avvocato – Quanto meno si è trattato di omicidio preterintenzionale. Se tu investi una persona e la butti a terra non puoi non essere consapevole del fatto che, schiacciandola poi una seconda volta con la vettura, tu possa ucciderla». Se il primo impatto è stato improvviso (Giada era sulle strisce e Jeanne forse viaggiava oltre i limiti) il secondo «è stato volontario. Non si è fermato e ha investito Giada una seconda volta pur sapendo che così facendo avrebbe potuto causarne la morte», conclude Viazzo. L’avvocato si è confrontato con i vertici della procura. Se l’accusa muterà da omicidio stradale a omicidio preterintenzionale, in caso di rinvio a giudizio, Jeanne potrebbe ritrovarsi davanti a una Corte d’Assise rischiando una pena che potrebbe sfiorare i 30 anni di carcere. Sarebbe giudicato, a tutti gli effetti, come un assassino.