A Varese, da avversario, è già tornato tante volte, accolto sempre dal calore del pubblico del PalaWhirlpool, indissolubilmente legato agli eroi della Stella. Stasera però Gek Galanda, da pochi mesi non più giocatore ma dirigente della Giorgio Tesi Group Pistoia, vivrà l’ennesimo impatto con Masnago da una prospettiva completamente diversa.
Devo dire che la differenza grande rispetto al mio passato è che in questa veste nuova non sento alcuna emozione prima delle gare, nei prepartita. Poi però, quando il match comincia, la tensione è decisamente più alta di quanto non fosse quando giocavo.
Io penso che Gianmarco sia un tecnico capace di leggere al meglio le partite. Ha capito perfettamente la differenza fra il ruolo che rivestiva fino a qualche anno fa e quello che ha ora. Certo è che però a volte si lascia travolgere dalla passione fino a trasformarsi nell’incredibile Hulk. E questi sono episodi che non condivido.
Perché l’allenatore, in quanto tale, è anche un educatore e deve essere un esempio, per cui credo che alcune scene non siano un bello spettacolo. Il Poz ha grandissima competenza cestistica e questo è innanzitutto l’aspetto di lui che deve emergere. Anche se…
È ovvio che senta particolarmente la pressione e la responsabilità di dover vincere, perché si trova proprio sulla panchina di Varese, la squadra e la città che lo hanno reso quello che è stato.
Noi siamo una squadra assolutamente imprevedibile: siamo stati in grado di vincere partite insperate e poi invece abbiamo buttato via in altre situazioni punti facili, non dimostrandoci capaci di capitalizzare.
È vero, a Varese sono capitate situazioni simili, o forse a loro è andata addirittura peggio rispetto a noi: i biancorossi alcune partite le avevano proprio dominate, senza riuscire però a chiudere il conto. Forse il bello della sfida di questa sera sarà proprio questo.
Io credo che gli italiani in ogni roster dovrebbero essere ben di più e non soltanto un paio. L’esempio di Reggio Emilia è fin troppo facile: ragazzi che sono cresciuti dentro la nostra pallacanestro e sanno quindi come si gioca da noi.
Sono spesso giocatori ai quali è necessario spiegare tutto. Destrutturare completamente e ricostruire non è mica un’impresa facile. E soprattutto non è affatto detto che il risultato sia poi quello sperato. Qualche giocatore che faccia da guida al gruppo serve sicuramente, ma la priorità dev’essere innanzitutto quella di tornare a investire sui nostri ragazzi.
Ed per me è un grande amico: è un ragazzo giovane, sempre sorridente e assolutamente positivo. Mi ripeteva sempre quanto gli ricordassi suo padre e io in effetti per lui sono stato una sorta di chioccia. E a Pistoia ha saputo ripagarci, con un finale di stagione esaltante. Certamente, ha bisogno di sentire grande fiducia. Deve riuscire a mantenere concentrazione e continuità e quando si sente solo queste lacune emergono. Ha un atletismo eccezionale, anche se gli manca qualcosa in fatto di altezza. Il suo è un compito difficile, ma sono sicuro che crescerà, perché ha voglia di farlo. Resto un suo grande tifoso.
Mi occupo di relazioni esterne, ma anche di supporto alla prima squadra e al settore giovanile, soprattutto. Sono insomma impegnato su vari fronti, nell’imbastire numerosi progetti. In Toscana la Serie A sopravvive solo a Pistoia e di conseguenza la nostra società è diventata un faro per tutte le altre, a cui vogliamo indicare la strada.