La loro impresa è nata nel 2010 dalla fusione di due aziende: quella di Luca Lavarra, artigiano nel campo della tranciatura e piega della lamiera e da Marco e Franco Giannini, esperti rispettivamente nella realizzazione di stampi per iniezione plastica e di lavorazioni in serie di fresatura.
Luca Lavarra: «È iniziato tutto nel 2008. La consapevolezza di rimanere in una dimensione troppo piccola avrebbe limitato la possibilità di sviluppo e di investimento, con la naturale conseguenza di far invecchiare la mia tecnologia. È allora che abbiamo iniziato a lavorare al progetto di unire le forze».
«Nostro padre e il padre di Luca si conoscevano bene, erano entrambi artigiani. Viviamo in paesi vicini. Proveniamo da famiglie artigiane. Diciamo che erano più le cose che ci univano di quelle che ci separavano.
:«Inoltre, parlo per me, c’è un motivo molto importante che mi ha spinto a intraprendere la strada della fusione. Tra me e Luca c’è un salto generazionale di 20 anni. Io ho fatto un investimento a acquisire un socio giovane e lui ha trovato in me e Franco quei partner esperti di cui sentiva il bisogno ».
: «Per rimanere allineati con i tempi, avere generazioni che si susseguono è fondamentale. Pochi anni fa bastava essere buoni meccanici, mentre al giorno d’oggi l’elettronica e la progettazione software sono parte integrante delle aziende».
: «Al di là di questo entrambi volevamo ammodernare macchinari e strutture. Unire le forze ci ha permesso di aumentare i fatturati e in questo modo di investire subito . Inoltre rispetto a 20 anni fa, quando il lavoro era più lineare, il carico gestionale di un’impresa è aumentato mentre si è abbassata la redditività. La fusione ha consentito di migliorarci sotto molti punti di vista».
: «Certo se non hai passione, non c’è fusione che tenga. Luca proveniva da una famiglia di artigiani e sapeva quali sono le difficoltà. Era preparato a lavorare in azienda e questo ci ha permesso di raggiungere subito i primi obbiettivi, aumentare e migliorare l’offerta ai clienti e reinvestire in azienda ogni anno circa il 20% del fatturato».
«Produciamo particolari per macchine utensili e siamo diventati specialisti nell’elettroerosione a filo, una tecnologia di lavorazione che grazie a una scarica elettrica applicata ad un filo, erode il materiale eseguendo geometrie millesimali. La nostra offerta viene completata da realizzazioni di piccole medie serie di fresatura CNC e fresatura tridimensionale».
«Serviamo il settore dell’automotive, dell’utensileria, della cartotecnica, della componentistica elettronica e dell’energia .Avere una clientela diversificata ci aiuta in questi anni dove il lavoro è discontinuo».
Sorridono «Crediamo per entrambe le cose. Negli anni abbiamo ottimizzato i processi produttivi, inserendo nuove tecnologie. Questa evoluzione ha aumentato la precisione e nello stesso tempo la proposta di un prezzo competitivo sul mercato».
«Circa una quarantina e con soddisfazione possiamo dire tanti di vecchia data.. I rapporti sono duraturi e per noi questo ha un grandissimo significato».
«Sono in pochissimi a fare questo tipo di lavorazione. Abbiamo poi un numero di macchine tale da poter dare una risposta immediata. Le nostre tecnologie sono moderne e non abbiamo paura di buttarci in “imprese impossibili”. Inoltre spendiamo tantissimo tempo con i nostri clienti. C’è la passione e quindi tutte le volte che viene affrontato un problema cerchiamo di sviscerarlo nel miglior modo possibile per ottenere la soluzione migliore. Diciamo che il dialogo con il cliente per noi non è una perdita di tempo, ma un’ottimizzazione del lavoro».
«Molto. Ogni operatore sa utilizzare più macchine per la sua mansione e ha delle isole di lavoro attrezzate. Questo ci rende flessibili. Seguiamo poi un protocollo nei processi produttivi e abbiamo standardizzato l’archiviazione dei lavori fatti: file cliente, file progetto, foto di realizzazione, foto di processo e una breve storia del lavoro eseguito in tutte le sue tappe».
«Esatto. Il nostro archivio ci permette di mostrare le nostre competenze e di risolvere più facilmente i problemi che di volta in volta si presentano».
«Siamo tre soci e tre dipendenti, di cui uno è il padre di Luca che alla bellezza di 69 anni ha voluto rimettersi in gioco e lavora con noi».
«Sì ci stiamo pensando, anche per dare equilibrio all’officina . Ma abbiamo anche un problema che si chiama Svizzera».
«Nel senso che è una calamita. Abbiamo già formato due volte lavoratori che alla fine sono andati a lavorare in Svizzera».
«Noi soffriamo come tutte le aziende dell’alto varesotto la mancanza di infrastrutture».
«Continuare a investire in nuove tecnologie e affinare ancora l’intesa tra noi, perché questo porta benefici sul lavoro».