GALLARATE Resta solo lei, Romina Laurito. Dopo l’impresentabile eliminazione della pallavolo, con le (almeno loro) brave Lucia e Caterina Bosetti, la bandiera territoriale a Londra è nelle mani di Romina Laurito e della squadra di ginnastica ritmica, tre volte iridata. Foglio al verbo di Marisa Verotta, allenatrice di Romina alla Virtus Gallarate dall’età di tre anni fino a fine 2008, quando s’è trasferita al centro tecnico federale di Desio, sotto le cure del ct Emanuela Maccarani: la consacrazione, e il canto del cigno, transitano da Londra.
Marisa Verotta: «I tre titoli mondiali consecutivi sono fantastici, ma è chiaro che ciò a cui aspira maggiormente ogni atleta sono le Olimpiadi. Per Romina sarebbe senz’altro la ciliegina su una torta comunque superba».
Speranza: «A Londra c’è, il percorso si è compiuto. Ora solo scongiuri, perché penso il grande sogno possa coronarsi: sulla carta Bielorussia, Italia e Russia hanno margine, se va secondo pronostico ci sarà solo da vedere come si divideranno i gradini del podio. Dopo il quarto posto di Pechino e i trionfi iridati, tutti aspirano a una medaglia: di che colore non lo sappiamo, il compito è fare due ottime esecuzioni in qualifica e, poi, nella finale».
L’ultimo contatto: «Ci siamo parlate venerdì, prima della partenza. Romina sta discretamente bene, c’è solo qualche acciacco ai piedi da gestire. Per me che l’ho cresciuta, la soddisfazione maggiore è guardarla negli occhi: splendono per l’orgoglio della chance olimpica».
La Laurito ha anche combattuto con il nero: «Brutta la mancata qualificazione ad Atene da singolarista. Ne siamo uscite molto bene, ma è stata pesante. Romina è diventata la più brava ginnasta italiana riprendendo coscienza del suo potenziale. L’antica debolezza caratteriale era dovuta alla giovinezza: non aveva ancora la maturità giusta per affrontare determinati scogli, ma finché non provi non lo sai».
Lo scatto: «Quando sei piccola hai l’allenatore che ti difende, dopo ti devi difendere da sola: il salto è qui, l’abbiamo fatto e ci siamo tolte soddisfazioni. Le scelte dell’ultimo triennio, per esempio, le reputo perfette».
Citata prima, conviene tornare alla medaglia di legno pechinese: uno degli scandali più atroci di quell’Olimpiade, attuato per favorire la Cina che, virgolette, doveva andare a podio. Punto e a capo da Verotta: «La situazione dovrebbe essersi regolarizzata con l’introduzione delle giurie neutrali. Sappiamo benissimo che questo significa e non significa, però si parte quantomeno da una posizione più tranquilla. Hanno deciso questo cambiamento, speriamo alla fine possa premiare chi merita: a prescindere dalla bandiera, giù il cappello davanti ai più bravi».
Samuele Giardina
s.affolti
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