«Ai ragazzi bisogna trasmettere dei valori. Uno dei più importanti è la meritocrazia: nel settore giovanile della Pro Patria deve giocare chi merita, non chi porta le sponsorizzazioni. L’opportunità di crescere e misurarsi con il gioco del calcio va a data al figlio dell’operaio come a quello del grosso imprenditore».
Bisogna combattere il fenomeno dei “figli di” – continua – È una battaglia complicata, non lo nego. Le pressioni sono notevoli. Ma noi ci proviamo: vogliamo costruire un settore giovanile che sia il più pulito possibile. Anche perché, alla lunga, sono la meritocrazia e la trasparenza a pagare.
Facciamo orecchie da mercante. Lo dico sempre anche ai miei allenatori: qui gioca solo chi merita. Una linea condivisa dalla vecchia e dalla nuova proprietà.
Tre anni fa, quando per volontà di Vavassori abbiamo fatto partire la scuola calcio. C’è sempre stata grande sintonia con l’ex patron e con Raffaele Ferrara.
Non è stato per nulla traumatico, anche perché con la signora Testa esiste un’identità di vedute. C’è grande feeling con la componente societaria più radicata sul territorio. Entrambi abbiamo lo stesso obiettivo: costruire qualcosa di importante per la Pro Patria.
Nelle vesti di responsabile sono autonomo a 360 gradi: sono io ad occuparmi della gestione tecnica ed economica, dalla scuola calcio alla Berretti. Ma il confronto con la proprietà è quotidiano, in particolare con la signora Testa, che sta vivendo quest’esperienza con passione e grande attaccamento. Purtroppo la città non la sta ancora supportando come meriterebbe.
Senza dubbio. Confidiamo che le cose migliorino col passare del tempo. Ma devo dire che a livello istituzionale qualcosa si sta muovendo: l’amministrazione comunale sta cercando di aiutare il settore giovanile in modo concreto, soprattutto attraverso gli assessori Paola Reguzzoni e Alberto Armiraglio.
Contiamo che entro l’anno prossimo possa quanto meno partire il progetto. Sarebbe fondamentale riuscire a mantenere a Busto tutti i ragazzini del vivaio.
Esattamente. Al momento quello delle strutture resta un punto critico.
È a nostra disposizione un terreno dietro i popolari dello “Speroni”.
Abbiamo utilizzato i campi del Beata Giuliana e della Borsanese. E grazie alla collaborazione con l’Olgiatese ci alleniamo anche sul sintetico di Olgiate.
Duecentocinquanta, partendo dai più piccolini (i “piccoli amici” del 2009) fino ad arrivare alla Berretti. Sono quasi tutti del territorio, risiedono nelle province di Varese, Como e Milano. Abbiamo a disposizione quattro pulmini che vanno in giro a prendere i ragazzi, offrendo un servizio importante a quei genitori che, per motivi di lavoro, non possono accompagnare i propri figli al campo.
I piccolini stanno facendo molto bene: tutte le squadre composte dai 2004 ai 2007 hanno vinto i campionati della zona. E già da un paio d’anni molti ragazzini sono corteggiati da società importanti: Milan, Inter, Atalanta. Già questo è un riconoscimento della bontà del lavoro svolto. Anche quest’anno contiamo di fornire qualche altro nostro giovane ai vivai di prima fascia come quelli citati prima.
È una guerra. Ma la mia filosofia, fin da quando collaboravo con la Roncalli, è sempre stata quella di costruire buoni rapporti con le altre società. Se io oggi ti rubo un ragazzino, domani tu verrai a rubarlo a me: è inevitabile. Io non voglio dovermi sempre guardare le spalle nel dubbio che qualche altra società venga a portarmi via i giocatori. Perciò predico sempre il confronto leale e, quando è possibile, la collaborazione.
Me ne sono accorto, eccome. Un rapporto tra la Pro Patria e le altre società calcistiche cittadine è sempre mancato: è ora di costruirlo. Possiamo tranquillamente aiutarci a vicenda. Se, poniamo, l’Antoniana o il Busto 81 hanno un ragazzino già pronto per disputare campionati più importanti, è assurdo che lo diano al Como o al Novara anziché alla Pro Patria. Non ha senso per questioni logistiche e di attaccamento al territorio. E lo stesso vale per noi: se ho un ragazzino in uscita preferisco darlo a una società di Busto. Sarebbe ragionevole creare una sorta di gemellaggio tra di noi: ne beneficeremmo tutti.
Già ai tempi della vecchia proprietà abbiamo tirato una riga col passato, puntando su ragazzi giovani, quasi tutti laureati in Scienze Motorie, muniti di patentino Uefa “B” o “C”. Sono ragazzi motivati, che svolgono quest’attività con grande passione. Chi viene ad allenare nel nostro settore giovanile sa che non potrà contare su rimborsi spese enormi, ma che li percepirà sempre e in modo puntuale. Non è così dappertutto.