Cuneo è conquistata, la serie D è avvisata: il Varese è in marcia, compatto in campo e sugli spalti, pronto alla battaglia per compiere il secondo passo verso il ritorno in paradiso. Il messaggio è partito, forte e chiaro, dopo due gare di Coppa Italia che lasciano aperto ogni sogno e un esordio in campionato che è un manifesto del carattere biancorosso. Nell’1-0 di domenica al Fratelli Paschiero c’è tutto quello che serve per arrivare in alto: tecnica e muscoli,
killer istinct e sacrificio, forza e intelligenza, consapevolezza e umiltà. Perfetto l’approccio tattico: il fluido 4-2-3-1 di Ramella non rinuncia al suo credo ma si adatta e modella sugli avversari, mettendo ansia in fase offensiva e sfiancando quando ci si difende. Il Cuneo è squadra di tutto rispetto, retrocessa dalla Lega Pro e ambiziosa di tornarci. Ma, colpito dai pugni biancorossi – a partire da quello di Matteo Scapini, bombardiere di razza -, ha iniziato presto a barcollare e non è mai riuscita a scuotersi per evitare l’inevitabile: finire sfiancato e infine al tappeto, senza energie e speranze, sbattendo su un muro difensivo impenetrabile, dove i due fuoriquota terzini Granzotto e Bonanni si sono lasciati guidare dall’esperienza e dalla sicurezza dei due assoluti fuoricategoria Ferri e Luoni. Un battaglione perfetto in cui anche il giovane portiere Pissardo ha trovato certezze e tranquillità, compiendo quegli interventi che, a loro volta, danno tranquillità ai compagni: un circolo virtuoso che si trasforma in una muraglia insormontabile. Perfetta la gestione dei cambi da parte di mister Ramella (richiamato Lercara al termine delle idee; dato respiro a Calzi al termine delle energie), con Gazo e Bottone enormi nel dimostrare che se si è titolari nell’anima si può anche partire dalla panchina. Un discorso che vale anche per Piraccini, ieri piazzato in partenza come vice Giovio e poi spostato qua e là alla bisogna. Considerarlo un’ala resta un errore: l’ex Borgosesia, nelle ultime stagioni e l’anno scorso in biancorosso, ha dimostrato di dover vivere nei 16 metri per esaltarsi. Ma, come l’indimenticabile Eto’o del Triplete di Mourinho, ha un attaccamento alla maglia – voluta nonostante tutto e nonostante molti -, una voglia di vincere e un cuore talmente grandi da potergli chiedere qualsiasi cosa: mettetelo terzino, portiere, accompagnatore o autista del pulmino, vi risponderà sull’attenti e verserà ogni goccia di sudore disponibile. Luca, avanti tutta: così, all’ombra del Sacro Monte, si diventa eroi.