Domani, sabato 3 dicembre, sarà la Giornata Internazionale delle persone con disabilità: l’Italia negli ultimi dieci anni ha colmato solo parzialmente il gap con altri paesi europei che hanno già da tempo abbattuto la maggior parte delle barriere architettoniche, a cominciare dai luoghi pubblici, scuole in testa.
In Italia soltanto una scuola su tre risulta accessibile agli alunni con disabilità motoria nell’anno scolastico 2021-2022. È quanto emerge da un rapporto Istat. La situazione è migliore nel Nord del Paese (39,5% di scuole a norma) mentre peggiora nel Mezzogiorno (31,8%). La Regione più virtuosa è la Valle d’Aosta con il 58,4% di strutture accessibili. Cresce del 5% il numero di alunni con disabilità che frequentano le scuole, ma le tecnologie di supporto sono ancora insufficienti per un istituto su 5.
La barriera più diffusa
“L’assenza di un ascensore o la mancanza di un ascensore adeguato al trasporto delle persone con disabilità – spiega l’Istat – rappresenta la barriera più diffusa (45%)”. Numerose anche le scuole sprovviste di servoscala interno (31%) o di bagni a norma (24%). All’interno degli edifici, invece, raramente le scale o le porte non sono a norma (rispettivamente 6% e 3 % dei casi). Scarsa accessibilità per gli alunni con disabilità sensoriale.
L’accessibilità degli spazi deve comprendere anche gli ausili senso-percettivivi destinati all’orientamento degli alunni con disabilità sensoriali all’interno del plesso scolastico: solo il 16% delle scuole dispone di segnalazioni visive per studenti con sordità o ipoacusia, mentre le mappe a rilievo e i percorsi tattili, necessari a rendere gli spazi accessibili agli alunni con cecità o ipovisione, sono presenti solo nell’1,5%% delle scuole. La situazione riguarda tutto il territorio nazionale, con poche differenze tra il Nord e il Sud. Nonostante si rilevi ancora un grave ritardo nei livelli di accessibilità, solo il 19% delle scuole ha effettuato, nel corso dell’anno scolastico, lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche mentre il 17% dichiara di non averlo fatto anche se l’edificio ne avrebbe avuto bisogno.