BISUSCHIO Mattia muore improvvisamente sei anni fa e gli amici scrivono un libro non solo per ricordare, ma anche per dare un senso a quella tragedia che ha segnato per sempre le loro vite. Così sabato 12 settembre hanno organizzato una giornata d’iniziative in memoria dell’amico morto. Alle 16 la salita in Foppa dove nel dicembre 2003 gli è stata intitolata una cappella, appositamente costruita, e dedicata alla Madonna. Lì ci sarà la recita del rosario e poi la fiaccolata verso la chiesa di San Giorgio Martire a Bisuschio.
Alle 18 la messa di suffragio per Mattia e alle 19.30 cena in oratorio preceduta dalla presentazione del libro «La speranza non delude». Quarantotto pagine di ricordi, preghiere, poesie, immagini e Vangelo per dare una ragione, per dire che dal dolore può nascere la speranza, il desiderio di vivere con più intensità ogni momento e la preziosità di un’amicizia che “vive” nonostante la morte.
Mattia Dossi avrebbe computi 20 anni il 7 novembre di quel 2003, ma nella notte tra il 12 e il 13 settembre muore sulla strada che da Bisuschio porta a Breno, passando sotto il monte Euseria: a spezzare la sua vita un’uscita di strada con il suo motorino. Quel tremendo mattino un’intera comunità rimase profondamente scossa dalla tragica notizia. Sì, perché Mattia non era solo di mamma Mariangela, papà Ambrogio e della sorella Elisa: lui apparteneva anche alla grande famiglia dell’oratorio di Bisuschio. Un appassionato educatore del gruppo medie e prima ancora un ardente scout. Un giovane conosciutissimo e apprezzato da tutti. In molti non lo hanno mai dimenticato in questi anni. E lo ricordano con profondo affetto. «Venivamo da un campo scuola – spiega Alessandro Volontè, tra gli autori del libro – e avevamo letto il libro di Lidia Macchi e i genitori di Mattia ci proposero di farne uno noi raccogliendo ciò che era stato scritto su loro figlio».
Il dolore, la domanda, dinamismo, la compagnia, il cambiamento, la resurrezione, sei tappe per una piccola raccolta che vuole essere un aiuto alla preghiera, ad affrontare la realtà con più serietà anche nei momenti di dolore, ponendo attenzione non solo ai perché, ma anche nella ricerca di una risposta. «Abbiamo terminato con la resurrezione – spiegano gli amici – perché la morte non è la fine. Dalla morte di Mattia sono nate cose positive per la vita di tutti noi. Nel concreto non mi sembra poco che cinquanta ragazzi si siamo messi a lavorare assieme per raccogliere i fondi per realizzare questo libretto costruire una cappella e un campetto da calcio, quello dell’oratorio, per dedicarli a lui. Ognuno di non è stato colpito da questo tragico evento ed è cambiato positivamente». In effetti il gruppo dell’oratorio di Bisuschio ha vissuto molte situazioni dolorose, oltre alla morte di Mattia, otto mesi dopo, un altro amico è stato colpito da una grave malattia e da quattro anni si trova ricoverato in stato vegetativo. «Diversi dolori ci hanno richiamato a vivere in modo più intenso e consapevole – spiegano i giovani promotori dell’iniziativa – Certo non siamo diventati immuni al dolore, e non abbiamo capito tutto, ma abbiamo intrapreso un cammino che sembra più vantaggioso che il chiedersi solo il perché».
b.melazzini
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