– Vicenda Gisowatt, parola a , l’imprenditore che ha patteggiato nei giorni scorsi una condanna a due anni e sei mesi per la vicenda della corruzione a pubblici ufficiali. L’imprenditore ha consegnato un personale memorandum, raccontando la sua verità: «Innanzitutto – dice – voglio precisare che non ho mai conosciuto e quindi tantomeno frequentato pregiudicati o persone di dubbia moralità, che il mio orologio l’ho acquistato in negozio il cui titolare è persona onestissima e di grande serietà, che non mi sono mai recato all’aerostazione della Malpensa per accogliere cittadine straniere e non ho mai frequentato ballerine brasiliane». «La Procura – aggiunge – non mi ha mai puntato un dito della sola mano per questi episodi quindi tutti sappiano che non mi riguardano».
Poi sui capi di imputazione: «Mi hanno accusato di corruzione – spiega – perché ho consegnato del denaro a un ispettore di polizia per farmi saltare i controlli in partenza. Ho dimostrato che si è trattato di un prestito per motivi di vicinanza e di affetto nei confronti del figlio di quel poliziotto che ho accompagnato alla Cresima. Terminati gli studi il figlio dell’ispettore ha deciso di aprire un’attività in proprio. Il padre aiuta il figlio intraprendente con tutti i suoi risparmi.
Non sono sufficienti. Mi chiede se posso aiutarlo, consegno all’amico poliziotto un assegno di tremila euro che, dopo due mesi e con tanti ringraziamenti, mi ha restituito con assegno di pari importo». Sozzi non ci sta: «S’inventano una partenza senza controllo di polizia. Mi stavo recando in Spagna. Per gli inquirenti partivo con denaro prelevato qualche settimana prima in Svizzera. Dicono che sono soldi provenienti da illeciti: di fatto sono quattrini guadagnati onestamente e legalizzati con scudo fiscale nel mese di novembre del 2002. Ho respinto durante l’interrogatorio da me richiesto l’addebito sollevatomi dalla Procura. L’apice si raggiunge con la contestazione di un aspirapolvere del costo di 80 euro che ho regalato all’amico poliziotto. A memoria nei miei 27 anni di attività lavorativa ho regalato probabilmente una quindicina di prodotti, tra lotterie a scopo benefico e qualche festa dell’oratorio. Un paio di questi quindici omaggi sono finiti nelle mani di coloro che poi mi hanno indagato e arrestato».
«Da imprenditore di successo e incensurato in poche settimane mi hanno trasformato in un fallito, carcerato per reati che non ho commesso, emarginato e offeso nella mia onorabilità. Al fallimento ingiusto, immotivato e senza un senso logico, ho proposto una transazione che avrebbe consentito almeno di riprendermi l’immagine imprenditoriale. Si sarebbero salvati molti posti di lavoro e il risarcimento del danno non a me imputabile, avrebbe consentito alla Gisowatt di proseguire l’attività».