Strasburgo, 26 mar. (Apcom) – Nuovo, ennesimo richiamo dal Consiglio d’Europa all’Italia per le condizioni della giustizia, con i processi troppo lenti, l’enorme accumulo di cause ‘in arretrato’ e i ritardi nei pagamenti degli indennizzi. Questa volta è il Comitato dei ministri dell’istituzione paneuropea di Strasburgo che ha adottato una terza ‘risoluzione interinale’, dopo quelle già indirizzate all’Italia nel 2007 sull’eccessiva lunghezza dei processi e sulle procedure nelle cause per bancarotta.
Pur notando dei “progressi conseguiti con le misure adottate finora nel campo dei procedimenti giudiziari civili, penali e amministrativi”, il Comitato dei ministri sottolinea che, dato il pesante arretrato nei settori civile e penale, con rispettivamente circa 5,5 milioni e 3,2 milioni di cause pendenti, e anche nel settore amministrativo, “è necessario trovare ancora una soluzione strutturale alla lentezza dei processi”, si legge in una nota diramata oggi a Strasburgo.
Il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa rivolge dunque “un appello alle autorità italiane affinché proseguano attivamente i loro sforzi per assicurare l’adozione rapida delle misure già previste riguardanti la procedura civile”, e in particolare che “adottino con urgenza delle misure ad hoc volte a ridurre l’arretrato dei procedimenti civili e penali, dando priorità alle cause più vecchie e a quelle che richiedono una particolare diligenza”. Inoltre, si chiede alle autorità di “stanziare le risorse economiche sufficienti a garantire l’attuazione dell’insieme delle riforme”, e di “prendere ogni altra misura che permetta di migliorare l’efficienza della giustizia”.
La risoluzione, inoltre, invita le autorità italiane “a fissare un calendario dei risultati previsti a medio termine, in modo da poterli valutare man mano che vengono realizzate le riforme”, e ad “adottare un metodo d’analisi dei risultati che consenta di procedere agli aggiustamenti eventualmente necessari”.
Il Comitato di ministri “incoraggia vivamente le autorità a prevedere una modifica della legge n.89/2001 (Legge Pinto) per stabilire un sistema di finanziamento che permetta di risolvere il problema dei ritardi di pagamento degli indennizzi”, nonché a “semplificare le procedure ed estendere il campo di applicazione delle produre di ricorso, in modo da includervi la possibilità di ingiunzioni che consentano di accelerare le procedure”.
Riconoscendo che la riforma del 2006 dei procedimenti giudiziari per bancarotta “ha contibuito a diminuirne il numero e ad accelerarli, riducendo sensibilmente la fase di verifica dei crediti, concentrata ora in una sola udienza, il Comitato dei ministri, infine, invita le autorità italiane a continuare i propri sforzi in questo campo, e a prendere nuove misure per accelerare i procedimenti pendenti nei settori in cui la riforma non si applica.
Il Comitato continuerà a monitorare l’attuazione delle riforme in Italia, riprendendo in esame i progressi compiuti entro la fine del 2009 per i procedimenti amministrativi ed entro la metà del 2010 per i procedimenti civili, penali, e per bancarotta.
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