Tragicamente sempre più attuale la mostra fotografica inaugurata sabato a Villa Baragiola: «Gli occhi della Siria», negli scatti di .
Abdullah è un ragazzo di 23 anni che oggi vive a Douma, in Siria, sotto le bombe. Era iscritto alla Facoltà di Ingegneria, ma la guerra ha fermato tutto. Così Firas la fotografa la guerra e la racconta sui social, dove è stato contattato dai docenti dell’Enaip che hanno promosso la mostra, legata ad un percorso di educazione civica, anzi umana, dei ragazzi.
Perché negli scatti di Firas ci sono gli occhi delle persone, di uomini, donne, bambini e ragazzi che da sei anni subiscono la guerra sui loro corpi, sugli affetti, su quel che rimane delle loro case. Occhi di terrore, sgomento, dolore e impotenza.
È la guerra, che accompagna da sempre la storia dell’uomo negandone l’umanità con atrocità sempre più efferate. Una realtà disumana, come quella del muro di filo spinato tra Serbia e Ungheria, issato per fermare le persone che dall’orrore della guerra tentano di fuggire. Sono profughi, immigrati, cioè donne, uomini e bambini sfuggiti alle bombe ma bloccati alle porte d’Europa, come testimoniano gli scatti di Teodor Radu Pantea, docente di fotografia all’Università di Oradea, in Romania, vincitore di diversi premi e pure in mostra a Villa Baragiola.
L’esposizione, aperta a ingresso gratuito nei pomeriggi di venerdì, sabato e domenica – tranne Pasqua – fino al 22 aprile, è l’occasione per raccogliere fondi a sostegno del Comitato Nour per progetti medici e di sostegno ai bambini in Siria.