Berlino, 20 feb. (Apcom) – Barlumi di speranza per i dipendenti
di Opel, profonda preoccupazione tra quelli di Saab. La crisi di
General Motors investe appieno le controllate europee del gruppo
statunitense, anche se con effetti diversi. Mentre, in Germania,
sembra per ora sventata l’ipotesi della cessione di alcuni
stabilimenti di Opel, in Svezia Saab rischia l’insolvenza.
Lo sforzo per salvare Opel, un marchio con oltre 146 anni di
storia alle spalle, accomuna i Laender, lo Stato e gli stessi
sindacati tedeschi.
Per quanto riguarda i Laender, il più attivo sembra al momento il
governatore del Nordreno-Vestfalia, Juergen Ruettgers, che
mercoledì sera ha incontrato a Detroit il numero uno di General
Motors, Rick Wagoner. Al termine del colloquio Ruettgers ha
annunciato che Gm non ha intenzione di chiudere nessuna fabbrica
di Opel in Germania, anche se i vertici della società tedesca
dovranno presentare nelle prossime settimane un progetto di
risanamento. Un annuncio che ha ridato speranza anzitutto ai
dipendenti di Bochum, in Nordreno-Vestfalia: gli scenari
circolati in questi giorni parlano infatti di una possibile
chiusura dell’impianto di Bochum (dove vengono assemblati tra gli
altri i modelli Astra e Zafira) e di una cessione della fabbrica
di Eisenach, in Turingia (dove viene prodotta la nuova Corsa).
I rischi, per Opel, non sembrano però banditi del tutto e molte
incertezze restano. Il piano di rilancio presentato da General
Motors prevede infatti la cancellazione di 47.000 posti di
lavoro, di cui 27.000 al di fuori degli Usa. Ecco perché i
quattro Laender tedeschi che ospitano stabilimenti di Opel (oltre
a Turingia e Nordreno-Vestfalia ci sono Assia e
Renania-Palatinato) continuano a riflettere anche su un possibile
ingresso diretto nell’azienda. Un partecipazione di Berlino
sembra invece meno probabile. Il nuovo ministro dell’Economia,
Karl-Theodor zu Guttenberg, si è detto scettico: bisogna cercare
delle strade “che non facciano apparire necessario un ingresso
dello Stato”, ha detto Guttenberg in un programma della tv
pubblica Zdf. E oggi a Berlino il cancelliere Angela Merkel ha
ribadito che Opel dovrà prima di tutto presentare una strategia
di rilancio a lungo termine, su cui poi sarà possibile discutere
col governo federale.
Nel frattempo anche i rappresentanti dei lavoratori si sono detti
disponibili a delle concessioni. Il presidente del consiglio di
fabbrica di Opel, Klaus Franz, ha lanciato l’ipotesi di
introdurre la settimana lavorativa di quattro giorni. “Chiudere
una fabbrica costa dai 400 ai 500 milioni; è meglio rendere
flessibile la produzione”, ha detto Franz al quotidiano popolare
Bild.
In campo resta anche un’ulteriore opzione: slegare Opel da Gm.
Certo, per quanto auspicata, soprattutto dai rappresentanti
sindacali, l’idea di rompere un’alleanza che risale al 1929
appare difficilmente praticabile. Come ricorda lo Spiegel, a
Ruesselsheim (in Assia) si trova il centro di ricerca e sviluppo
in cui vengono disegnate tutte le auto di piccola e media
cilindrata del gruppo Gm. Molti modelli, come la Opel Insigna e
la Saab 9-5, condividono le stesse tecnologie. E da Magonza (in
Renania-Palatinato) arriva il cuore di quei modelli innovativi
(come l’auto
elettrica Chevrolet Volt) su cui Gm punta per uscire
dalla crisi. Non solo, ma grazie all’alleanza coi marchi del
gruppo Gm Opel riesce a ridurre gli enormi costi di sviluppo.
Tuttavia, consapevole del fatto che non può sopravvivere da sola,
la casa tedesca si è già lanciata alla ricerca di possibili
partner. A confermarlo è un comunicato congiunto diffuso
mercoledì da Gm Europe e Opel. Un annuncio che viene interpretato
come un possibile primo passo verso la rottura dei legami – non
è ancora chiaro se completa o solo parziale – col gruppo
statunitense.
Ben più cupa appare invece la situazione di Saab. Oggi i vertici
della casa svedese si sono riuniti per decidere il futuro
dell’azienda, che conta 4.000 dipendenti. La riunione è stata
interrotta nel pomeriggio senza decisioni concrete.
Secondo diversi media svedesi, Saab sarebbe a un passo dal
presentare istanza di insolvenza. Il governo di Stoccolma ha
respinto la richiesta di aiuti pubblici da parte della casa-madre
General Motors e ha fatto sapere che non intende entrare nella
società.
Aal
MAZ
© riproduzione riservata